Il cinema è non un paese per giovani. In sala aumentano gli over 60
Il futuro del cinema, in sala, sono gli over 60. È il dato più sorprendente del Rapporto 2018 della Fondazione Ente dello Spettacolo che rivela un incremento dell’11% rispetto al 2011. Per i giovani il costo del biglietto è troppo alto e privilegiano nettamente la visione su piattaforme e device. Mentre le sale di città continuano a chiudere …
In Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, gli over 60 che amano andare al cinema sono in aumento. Si parla di un incremento dell’11% rispetto al 2001. I motivi si trovano nelle prospettive di vita più lunghe e nella voglia di socializzare, specialmente per chi è rimasto solo. Questa è una delle “scoperte” contenute nel Rapporto 2018 della Fondazione Ente dello Spettacolo, presentato il 28 maggio a Roma.
Secondo lo studio – realizzato con il contributo del MIBACT e di Istituto Luce Cinecittà – i Millennials (tra i 20 e i 35 anni) italiani amano i film, tanto che il 49,3% ne vede più di uno a settimana, ma privilegiano nettamente la visione su piattaforme e device (legalmente e illegalmente) rispetto al grande schermo; infatti 84,1% va in sala solo una volta al mese. Molti vorrebbero andarci di più, ma il prezzo del biglietto è un deterrente. La loro generazione, seppure digitalmente evoluta, auspica un futuro di sale cinematografiche, ma con costi più contenuti, come dimostra il successo dei Cinema Days. Gli spettatori più convinti sono gli under 25 (55,8% contro il 51,6% degli over 25) e i laureati (58,2% contro il 53,4% dei diplomati e il 47,4 di coloro che hanno un titolo di studio inferiore).
Il mercato è aggressivo e sovraffollato: Amazon, Netflix, Tim Vision e le pay-tv tradizionali sfidano la più tradizionale distribuzione cinematografica. Il fenomeno delle multisale non agevola inoltre la diffusione delle pellicole nei monosala, soprattutto nei centri urbani medio piccoli. In quattordici anni, dal 2000 al 2014, in Italia hanno chiuso 888 cinema, prevalentemente monosala (1083 schermi). Il trend è negativo se si guarda ai totali: a maggio 2011 erano aperte 1872 sale (3936 schermi) e a fine 2014 solo 1725 (per 3913 schermi). Una perdita culturale e di occasioni di aggregazione sociale, di fronte alla quale, dicono gli esperti, bisogna stimolare il pubblico e una maggiore omogeneità nella programmazione, evitando periodi di eccessiva offerta rispetto ad altri di scarsa possibilità di scelta.
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