La forza della memoria contro l’oblio. Joséphine Bacon, una poetessa dalla parte degli Innu in un doc

Nell’ambito della 19esima edizione delle Giornate del cinema quebecchese in Italia, il sorprendente documentario “Je m’appelle humaine”  di Kim O’Bomsawin dedicato alla poetessa Joséphine Bacon, origini Innu, 75 anni, una vita spesa a lavorare per il suo popolo, gli abitanti del Labrador, nell’estremità est del Québeq che hanno pagato un prezzo altissimo alle politiche canadesi, con deportazioni di intere comunità. Il festival è liberamente accessibile su My Movies …

La poesia come non l’avete mai vista. È un’ora abbondante di gioia il documentario Je m’appelle humaine, sulla poetessa Joséphine Bacon, origini Innu, 75 anni, una vita spesa a lavorare per il suo popolo, gli abitanti del Labrador, nell’estremità est del Québeq.

Non più di 20 mila persone, in bilico tra tradizioni secolari in una terra senza eguali, e una difficile assimilazione. Se cercate su internet informazioni sugli Innu, rimarrete sconvolti dal prezzo pagato da questo popolo alle politiche canadesi: deportazioni di bambini e intere comunità – tradizionalmente nomadi – in centri stanziali, dai risultati spesso fallimentari. Tassi di suicidio e di alcolismo da voltastomaco.

Nel documentario di Kim O’Bomsawin, scrittrice, regista e attivista per i diritti umani, anche lei indigena (Abenaki) del Canada non troverete traccia di lamenti. Lei segue la strada tracciata da Joséphine Bacon che attraverso la sua poesia ci guida alla scoperta di un mondo estremo, parte di una natura vivente e animata, quello del suo popolo e riesce a farci appassionare, a incantarci, a trasportarci in un’altra dimensione.

È la forza della memoria contro l’oblio, l’arma più potente contro la morte di un popolo. Joséphine Bacon è una vecchia saggia, ironica, capace di assaporare la vita come i pesci che cucina per le amiche e che divora con gusto. Il suo primo animale da compagnia è stato un cucciolo di castoro, che lei ha chiamato Fidel.

“Fidel Castor” racconta, “mi ha aiutato a essere felice”. Ha una bella faccia, degli occhi azzurri magnetici, le gambe un po’ piegate dagli anni come quelle dei cow boy, si aiuta a camminare con una stampella, ma riesce a zampettare per terreni impervi e a guidarci nella bellezza della sua terra.

Racconta all’inizio del film che la parola poesia non esiste nella sua lingua, è il suo popolo a essere poesia. Per questo dopo aver insegnato per anni, aver tradotto, aver difeso la lingua degli Innu, ha deciso di mettere per scritto le parole che si stavano perdendo nell’unica forma possibile, la poesia.

È ci è riuscita così bene da essere conosciuta, apprezzata e premiata in tutto il Canada. Adesso, grazie alle Giornate del cinema quebecchese in Italia, che in questa diciannovesima edizione si svolge dal 24 al 31 marzo in forma ibrida al cinema (Milano, Avellino, Bologna) e on line liberamente accessibile su MyMovies, possiamo conoscerla anche noi.

I suoi libri sono pubblicati in Nutshimit e francese. Alcune delle sue poesie si possono leggere in italiano nella raccolta edita da Empiria La memoria Innu, a cura di Claudia Gasparini. Tra gli altri film inediti in Italia presentati dalla rassegna c’è anche Bootlegger di Caroline Monnet. La sceneggiatura scritta con Daniel Watchorn, è stata premiata a Cannes nel 2017.