La resistenza dei “vinti” di Olivares. Nella terra dei fuochi

Arriva in sala dal 14 settembre (per Altre Storie) “Veleno” il nuovo film di Diego Olivares con Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo. Una storia (vera) di resistenza alla violenza delle ecomafie nella terra dei fuochi, attraverso la battaglia di una coppia di contadini. Un melodramma a tratti commovente, un coraggioso atto di denuncia che scivola nell’estetica televisiva…

 

È una storia di resistenza Veleno e non solo per quello che racconta. La resistenza di una coppia di contadini del casertano decisi a difendere la loro terra dalla violenza delle ecomafie, ma anche la resistenza di un cinema che nel racconto della realtà, soprattutto quella meno digeribile, trova la sua ragion d’essere.

C’è il produttore Gaetano Di Vaio, infatti, con la sua molto resistente e mai allineata Bronx Film (ancora una volta con Gianluca Curti), dietro a questo nuovo lavoro di Diego Olivares (suo il potente I cinghiali di Portici) passato come chiusura della Settimana della critica veneziana e in sala dal 14 settembre (per Altre Storie).

E c’è una storia vera, soprattutto, che Gaetano Di Vaio ha vissuto da molto vicino e ha voluto raccontare (suo il soggetto scritto a quattro mani col regista). La storia di suo cognato, Arcangelo Pagano, uno dei tanti contadini che in quella terra maledetta, terra dei fuochi, è morto di cancro, ucciso dagli sversamenti tossici, dalle discariche abusive, dai rifiuti interrati, da tutti quei veleni che continuano ad uccidere non solo le persone che ci vivono e il loro territorio, ma anche il futuro di tutti noi.

A lui è dedicato Veleno, soprattutto alla sua parabola umana che Diego Olivares sceglie di raccontare attraverso la storia “dal basso” di Rosaria e Cosino, coppia di agricoltori col volto e il corpo umanissimi di Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo. Una coppia che si ama, che crede nel futuro tanto da mettere al mondo un figlio ma che deve battersi contro due feroci nemici. Quello visibile e violento, il racket dei rifiuti tossici che vuole Rosaria e Cosimo fuori dalla loro terra per operare indisturbati nel loro progetto criminale. E poi, quello più insidioso e invisibile, un carcinoma maligno che impedirà a Cosimo persino di veder nascere la sua bambina.

Il contesto più o meno, anche se con ben diverso stile e sviluppi, è lo stesso de L’equilibrio, altro film sorpresa di questa Mostra 74, firato da Vincenzo Marra. Ma qui le corde sono piuttosto quelle del melodramma che, cedendo di fatto all’estetica televisiva, appiattiscono la stessa narrazione. Resta forte comunque la volontà di denuncia nel tracciare una sorta di epopea dei vinti, di antica e letteraria memoria. A ricordarci anche un cinema, il nostro, che proprio nel racconto degli ultimi è stato grande. E forse irripetibile.