La scrittrice “oscura” torna al cinema. Olivia Colman volto del nuovo film da Elena Ferrante

Un nuovo adattamento per l’autrice (dall’identità misteriosa) di best-seller Elena Ferrante: “La figlia oscura” (Edizioni E/O, 2006), terzo romanzo firmato col celebre pseudonimo, diventerà un film scritto e diretto dall’attrice americana Maggie Gyllenhaall (al suo esordio dietro la macchina da presa). Protagonista della trasposizione la pluripremiata Olivia Colman (“La favorita”, “The Crown”), che interpreta l’insegnante Leda, la cui vacanza in un piccolo paese del Sud Italia è segnata da un incontro che porterà conseguenze inattese e destabilizzanti…

Chiunque sia davvero Elena Ferrante, non si può negare che i suoi romanzi costituiscano terreno fertile per adattamenti, anche fuori dall’Italia: dopo la coproduzione Rai-HBO L’amica geniale, infatti, l’industria culturale d’Oltreoceano ha posato gli occhi su un altro titolo dell’autrice (?), La figlia oscura (Edizioni E/O, 2006). Coinvolte nel progetto due attrici di primo piano, la britannica Olivia Colman (che interpreterà la protagonista) e la statunitense Maggie Gyllenhaall, che per l’occasione farà il “grande passo” alla regia.

The Lost Daughter, questo il titolo dell’adattamento (e del romanzo nell’edizione americana), sarà prodotto da Talia Kleinhendler e Osnat Handelsman-Keren (per Pie Films), Charlie Dorfman (con Samuel Marshall Productions) e da Endeavor Content, insieme alla stessa Gyllenhaall, che firma anche la sceneggiatura.

Esordio “d’autrice” per l’interprete Golden Globe nel 2015 (col ruolo di Nessa Stein nella miniserie The Honourable Woman), molto apprezzata anche in film come SecretarySherryBabyCrazy Heart (nomination agli Oscar 2010). La Gyllenhaall è rimasta assai colpita dal libro della Ferrante: «Quando ho finito di leggerlo», ha dichiarato, «ho avuto la sensazione che qualcosa di segreto e vero fosse stato detto con forza». Verità segrete che riguardano «la maternità, la sessualità, la femminilità, il desiderio».

Il libro, infatti, racconta dell’insegnante di letteratura inglese divorziata Leda che, alla partenza delle figlie per il Canada, si concede una vacanza in un piccolo paese del Sud Italia, sperimentando un’inedita sensazione di libertà e riscoperta di sé: ma l’incontro con una misteriosa famiglia napoletana, e in particolare con la bambina di questa, Elena, destabilizzerà la quiete aprendo sviluppi inquietanti e risvegliando un trauma passato.

A dare corpo e voce alla protagonista sarà Olivia Colman, che di personaggi femminili sfaccettati e contraddittori se ne intende: basti pensare alla fragile e infantile regina Anna di Gran Bretagna ne La favorita, che le è valsa la Coppa Volpi, il BAFTA e il Golden Globe 2018. Acclamata (e pluripremiata) anche la sua performance nella terza stagione di The Crown, dove interpreta Elisabetta II.

Ma la Colman non ha brillato solo in ruoli aristocratici, come dimostrano ad esempio la poliziotta della provincia inglese della serie noir Broadchurch o la matrigna delle prime due stagioni di Fleabag. Ad affiancarla nel cast di The Lost Daughter avremo inoltre (nella parte della madre di Elena) Dakota Johnson (già protagonista della trilogia di Cinquanta sfumature, ma anche, tra le altre cose, del remake di Suspiria diretto da Luca Guadagnino), oltre che Jessie Buckley (ChernobylJudy) e Peter Sarsgaard (candidato al Golden Globe nel 2004 per L’inventore di favole).

Un’ulteriore passo avanti per la notorietà dell’opera firmata Elena Ferrante, dopo il successo televisivo de L’amica geniale (la cui seconda stagione è stata trasmessa su Rai1 dal 10 febbraio al 2 marzo, ed è tuttora in onda negli States sulla HBO) e i precedenti adattamenti dai libri L’amore molesto (E/O, 1992) e I giorni dell’abbandono (E/O, 2002), trasposti rispettivamente da Mario Martone (nel 1995) e Roberto Faenza (2005). Questi ultimi due romanzi formano proprio con La figlia oscura un’ideale trilogia, raccolta poi nel volume E/O Cronache del mal d’amore (2012).

Non resta che attendere (appena l’emergenza sanitaria consentirà di proseguire la lavorazione del film) il risultato di questo incontro tra una produzione (per la prima volta) tutta statunitense e la misteriosa autrice: per scoprire (almeno) se si rivelerà una felice prosecuzione dell’idillio di quest’ultima col cinema.