James Franco in viaggio nel tempo per Stephen King. Nella serie tv da vedere


Prodotta dalla Bad Robot di J.J.Abrams e dallo stesso Stephen King, approda in chiaro sul Canale 20, 11.22.63 la miniserie di fantascienza ispirata all’omonimo romanzo. Quando un medium cine-televisivo adatta Stephen King, si fa largo, fatalmente, un certo, più che giustificato timore.

Del resto è sufficiente osservare come sia stata maltrattata La Torre nera per avere la misura degli alterni destini che hanno segnato la relazione tra una bibliografia saccheggiata a piene mani da quattro decenni e la narrazione per immagini. D’altra parte non hai sempre un Kubrick o un Singer a portata di mano…

Fortunatamente la miniserie è ascrivibile ai casi più convincenti. King, e noi con lui, grazie alla regia di Kevin Mc Donald fa viaggiare nel tempo l’insegnante Jake Epping (James Franco) per impedire al famigerato Lee Osvald di sparare a JFK. Lo aiuta, nella missione, l’anziano Al Tenpleton (un impeccabile Criss Cooper più stropicciato e allucinato che mai) che a suo tempo aveva già sperimentato il portale spazio-temporale.

Con 11.22.63, l’autore di Carrie, Cose preziose, s’inserisce nella scia di Mark Twain e H. G. Wells, che oltre un secolo fa diede alle stampe, La macchina del tempo, capostipite di tutte le avventure avanti e indietro nelle epoche.

Se l’omicidio di Kannedy è il grande evento della storia funzionale a fare da architrave su cui si sorregge l’impianto narrativo,  la vicenda è costellata di quei minuscoli orrori quotidiani che si consumano dietro le tendine delle casette con giardino della sterminata provincia americana che costituiscono assieme al rimando alla letteratura (Misery, Stand by me), mondo dell’infanzia e adolescenza (Fenomeni paranormali incontrollabili, Stand by me, It, A volte ritornano), alcuni degli stilemi del Re del brivido.

La miniserie ha molteplici meriti e ragioni per essere vista, a cominciare dall’idea che il passato abbia una specie di coscienza di se e non voglia essere cambiato (topos recuperato successivamente dalla serie tv, Legends of tomorrow attualmente in onda su Italia uno e 20), alla ricostruzione certosina del contesto.

Ogni dettaglio, esaltato da una fotografia evocativamente patinata, riproduce superbamente l’iconografia degli anni Sessanta, coi diner dai sedili imbottìti, le lucentissime e lunghissime auto con le ali sulle fiancate, e i bagni pubblici ad esclusivo utilizzo degli afroamericani. Nell’insieme, un flusso ininterrotto d’immagini da cartolina di un’ America volutamente ingenua che al netto delle sue contraddizioni si specchiava nel suo sogno.