Leda, zingara e anarchica. Il nostro 8 marzo è a fumetti
È la biografia a fumetti di Leda Rafanelli, di Sara Colaone, Francesco Satta e Luca de Santis (Coconino Press – Fandango) che fa parte dei libri della VI edizione del nostro premio Boookciak, Azione!. Personaggio storico realmente esistito, Leda è stata tipografa e scrittrice anarchica e mussulmana che ha fatto impazzire il pittore Carlo Carrà e il giovane socialista Benito Mussolini. Una donna libera, liberissima che nella sua lunga vita (1880-1971) ha attraversato la storia del nostro Paese…
«Ho amato, vissuto, scritto, letto, sognato, lottato… per l’Anarchia, per Allah, per il figlio…». Leda, tipografa, scrittrice, attivista politica, anarchica e musulmana, religiosa, mistica ma donna libera liberissima è la protagonista del graphic novel Leda di Sara Colaone, Francesco Satta e Luca de Santis (Coconino Press – Fandango) che fa parte della terna dei romanzi selezionati per il Premio Bookciak, Azione! 2017.
Personaggio storico realmente esistito, Leda Rafanelli ha attraversato con la sua lunga vita (1880-1971) buona parte della storia del nostro Paese incrociando protagonisti assoluti come Carlo Carrà, Filippo Tommaso Marinetti e Benito Mussolini.
Ribelle fin da giovane, di simpatie socialiste e poi anarchica individualista si forma in una tipografia di Pistoia, sua città natale. I giornali e i volantini che vi si stampano riportano l’eco della strage di Bava Beccaris, quando a Milano, l’8 maggio del 1898, il generale ordinò di sparare a cannonate sulla folla che manifestava per l’aumento del prezzo del pane: 80 morti e 450 feriti. E poco più di un anno dopo, il 29 luglio del 1900 a Monza, l’anarchico Gaetano Bresci assassinerà il re Umberto I per vendicare quei morti.
Saranno questi due tragici eventi a dare l’imprinting alla formazione umana e politica di Leda. Ma il politico – già allora – in Leda s’intreccia fortemente con il personale, il personale di una donna anticonformista, attratta dall’Africa (aveva vissuto con la famiglia ad Alessandria d’Egitto), dalla religione musulmana e, in particolare, dal sufismo.
Da tutto questo, miscelandolo con le idee di liberazione anarchico-socialiste, ne distilla un pensiero certamente contraddittorio ma altrettanto vitale e originale. Il suo abbigliarsi da zingara (tra i suoi miti culturali c’è l’Esmeralda di Notre-Dame de Paris di Victor Hugo e tra i suoi avi c’era uno zingaro), la sua disinvolta vita sentimentale – un marito e molti amanti – oltre che la sua attività politica e di scrittrice la portano – prima a Firenze e poi a Milano – a contatto con le avanguardie nascenti del secolo (ebbe una tormentata relazione con il pittore futurista Carlo Carrà) e a incrociarsi con i contrastanti movimenti politici del Novecento.
Tra i suoi incontri anche quello con Benito Mussolini, allora giovane socialista rivoluzionario (meno certa è, in questo caso, una sua relazione sessuale con il futuro Duce). Delusa dalla svolta interventista di buona parte dei suoi compagni anarchici e, terminata la Prima Guerra Mondiale, dall’affermarsi del Fascismo, Leda uscirà via via dalla scena politica e sarà costretta a una vita appartata, segnata da difficoltà economiche e familiari (tra cui la morte dell’amato figlio Aini, durante i bombardamenti su Genova nel 1944). Per sostentarsi farà anche la cartomante e morirà nel capoluogo ligure il 13 settembre 1971.
Sara Colaone, assieme a Francesco Satta e Luca de Santis – con il quale aveva realizzato il bellissimo In Italia sono tutti maschi che raccontava il confino degli omosessuali durante il fascismo – traduce in immagini di grande efficacia il grumo di passioni e pulsioni della straordinaria vita di Leda e allestisce una biografia per immagini che s’inserisce a pieno diritto nel solco di altre biografie a fumetti di donne protagonste come Tamara de Lempicka e la Marchesa Casati disegnate da Vanna Vinci.
Condito di dialoghi e frasi tratte spesso dagli scritti autografi della Rafanelli (molto accurato è stato il lavoro di documentazione d’archivio), il graphic novel affascina quanto doveva affascinare la personalità e la figura di Leda. I neri pastosi, l’uso delle mezze tinte, l’alternarsi di scene realistiche, di sogni e flashback danno il tono giusto al racconto di una vita complessa e di una donna straordinaria, di questa zingara anarchica «che solo amore e luce ha per confine».
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