Fuori dal ghetto: migranti e disabili on the road. In un doc

È “I migrati” il doc di Francesco Paolucci, realizzato da una associazione de L’Aquila che si occupa di disabilità. L’idea mettere a confronto due “fragilità”: quella dei disabili e quella dei migranti che si incontrano durante un tour nei paesi dell’Appennino centrale. I disabili fanno domande ingenue e dirette, gli stranieri rispondono in modo spesso inatteso. È il ritratto di un’Italia fuori dagli schemi correnti, che va oltre la paura e il pregiudizio…

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È davvero un “piccolo miracolo narrativo” il documentario di Francesco Paolucci I migrati, prodotto dalla Comunità “XXIV luglio handicappati e non”, presentato in anteprima a Roma lo scorso 23 febbraio e poi in onda su Tg2 Dossier.

Due “fragilità”, quella dei disabili e quella degli stranieri migranti, si incontrano durante un tour nei paesi dell’Appennino centrale. I disabili fanno domande ingenue e dirette, gli stranieri rispondono in modo spesso inatteso. Alla fine lo stupore e la sincerità degli uni e degli altri dipingono il ritratto di un’ Italia inedita, senz’altro diversa da quella impaurita e chiusa in se stessa che siamo abituati a vedere ogni giorno.

La Comunità “XXIV luglio handicappati e non” è un’associazione di volontariato che da anni svolge a L’Aquila (in un prefabbricato dopo il terremoto del 2009) attività di assistenza, ricreazione e formazione diurna di ospiti con disabilità fisiche e mentali, organizzando anche corsi di recitazione, fotografia, teatro.

La scorsa primavera la comunità ha promosso alcuni incontri sul tema del reportage e del giornalismo. È nata così l’idea di realizzare un documentario in cui i giornalisti fossero proprio alcuni degli ospiti della comunità. E oggetto del reportage alcuni paesi delle Marche, dell’Abruzzo, del Molise e del Lazio dove i migranti sono stati accolti dalle comunità locali.

L’idea si è concretizzata a fine estate, quando operatori e ospiti della comunità, assieme al regista e ad alcuni videomaker professionisti, sono saliti sul pulmino della comunità e hanno iniziato a girare “on the road” per una settimana, incontrando e intervistando stranieri, sindaci, datori di lavoro e gente comune.

Il risultato è questo film, che si distingue dagli altri non solo per l’originalità dell’idea, ma soprattutto per il suo approccio “naturalistico”, che – pur rispettando i canoni estetici, a cominciare da una bella fotografia – lascia spazio all’improvvisazione, alla fantasia e alla spontaneità degli interpreti, da una parte e dall’altra della telecamera.

Non mancano momenti spassosi, e non mancano neppure risposte imbarazzate e momenti di tensione con alcune delle persone intervistate per strada, maldisposte nei confronti sia dei migranti sia degli intervistatori. D’altronde, senza queste dissonanze, il video si sarebbe prestato all’accusa di “buonismo” in eccesso.

Alla fine quello che emerge, invece, è il ritratto di un’Italia fuori dagli schemi correnti, che va oltre la paura e il pregiudizio quando viene posta di fronte al problema in modo inusuale, con persone reali che fanno domande non ideologiche, e persone reali che danno risposte sincere, superando entrambi i cliché e facendo prevalere la volontà di capire.

Forse è proprio questa la cifra per affrontare in modo efficace il tema dell’accoglienza e del confronto tra culture diverse.
Il documentario è stato presentato lo scorso dicembre alla 25ma Biennale d’arte “Borders of visibility” di Osijek, in Croazia, e ha avuto una menzione della giuria.