Addio Arthur Hiller, regista della “Love Story” tra cinema e letteratura

Se n’è andato a 92 anni il regista di “Love Story”, il film che più di ogni altro ha dimostrato la fortunata sinergia fra cinema e letteratura, “trascinando” in vetta alle classifiche di tutti i tempi l’omonimo romanzo di Erich Segal, anche autore della sceneggiatura…

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«Amare significa non dover mai dire mi dispiace». Ci fossero stati i social media, all’epoca, Oliver e Jennifer sarebbero sicuramente diventati i beniamini assoluti della rete, con le loro frasi da baci Perugina e il loro tragico amore che ha stregato intere generazioni, sulle note di François Lai.

A 92 anni se n’è andato Arthur Hiller, una lunghissima e prolifica carriera ad Hollywood, ma per tutti il regista di Love Story, il film romantico per eccellenza. Quello che ha segnato la strada del genere negli anni a venire, che ha fatto piangere folle di innamorati di fronte all’amore contrastato della povera studentessa di origini italiane malata di leucemia (col volto di Ali MacGraw ) e il suo ricco, aitante fidanzato (Ryan O’Neal), figlio di milionari wasp costretto a combattere contro i pregiudizi sociali della sua famiglia.

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Bollato dalla critica come esempio di retrivo sentimentalismo, Love Story è stato uno dei maggiori successi di Hollywood, incassando all’uscita nel 1970, la cifra record di 106 milioni di dollari, l’equivalente di 665 milioni di dollari di oggi.

Trasformando, così, in un caso letterario assoluto anche l’omonimo romanzo di Erich Segal, lo sceneggiatore del film, che contemporaneamente su richiesta della Paramount, firmò quello che sarebbe diventato un bestseller, a dimostrazione della formidabile sinergia tra cinema e letteratura.

Love Story, il libro fu lanciato il 14 febbraio del 1970, nel giorno di San Valentino, dall’Harper & Row di New York. Andò subito in testa alle classifiche, restando più di un anno in vetta a quella del New York Times, vendendo complessivamente 10 milioni di copie con traduzioni in 33 lingue. In Italia se l ‘aggiudicò Garzanti.

Il film ottenne 7 nomination ma a vincere l’Oscar fu solo la colonna sonora del francese François Lai, diventata negli anni un vero classico. Erich Segal nel ’78 firmò anche la sceneggiatura del sequel, Oliver’s Story che però non eguagliò il successo di Love Story.