“Persepolis” 20 anni dopo. Il film culto di Marjane Satrapi torna in sala dalla parte delle donne iraniane

Per tutto il mese di marzo è in sala con la distribuzione della Cineteca di Bologna, “Persepolis”, storico film di animazione di Marjane Satrapi nato dalla sua autobiografia a fumetti apparsa vent’anni fa. Una riedizione (del graphic novel e del film) per tornare alla storia di questa ragazzina ribelle e della sua straordinaria famiglia di comunisti bevitori e accaniti fumatori in lotta contro il regime dello scià, illusi e poi traditi dalla rivoluzione islamica e la violenza che travolse il suo paese. Marjane Satrapi oggi si divide tra cinema e conferenze a sostegno del movimento delle donne iraniane di nuovo in lotta …

A poco più di vent’anni dalla prima edizione, Persepolis, la leggendaria autobiografia a fumetti di Marjane Satrapi, la ragazzina ribelle iraniana, naturalizzata francese, cresciuta all’epoca della rivoluzione islamica, è stata ristampata (in Italia da Rizzoli Lizard con la traduzione di Cristina Sparagna) con una nuova prefazione scritta dall’autrice che oggi a 54 anni resta un’inguaribile ribelle e si rivolge direttamente alle donne iraniane in lotta.

Dal libro che ha cambiato la storia del fumetto la stessa autrice insieme a Vincent Paronnaud ha tratto un film d’animazione, Persepolis. E ancora una volta è diventato un fenomeno inarrestabile, premiato a Cannes del 2007, candidato agli Oscar l’anno dopo.

Persepolis, dal nome della meravigliosa città perduta, è adesso e per tutto il mese di marzo in programmazione alla Cineteca di Bologna, un’occasione da non perdere, una bellissima iniziativa. Lontano dalle morbide line di Walt Disney, dalla scuola giapponese, il tratto forte e travolgente del film – che non si allontana troppo dal libro – è stato paragonato a Maus di Art Spiegelman e ai lavori di Joe Sacco. L’edizione italiana è doppiata da Paola Cortellesi, Licia Maglietta e Sergio Castellitto.

Con forza e ironia la piccola Marjane ci porta tra la tenerezza della sua straordinaria famiglia di comunisti bevitori e accaniti fumatori in lotta contro il regime dello scià, illusi e poi traditi dalla rivoluzione islamica e la violenza che travolse il suo paese. Tutto è raccontato all’inizio dagli occhi della irrefrenabile Marjane bambina. Una temeraria capobanda che insegue e tenta di torturare il figlio di un funzionario della polizia segreta per vendicarsi delle malefatte del padre.

Ma anche capace di perdersi tra i grandi seni che la nonna profumava di fiori di gelsomino. La famiglia la spedisce prestissimo, a soli 14 anni, a studiare all’estero per sottrarla all’occhiuto regime scolastico. Ma neppure in Europa Marjane troverà l’assoluta libertà che cercava. Invece di studiare finì per un po’ – si legge nell’autobiografia – a vagare senza casa fino all’incontro che le ha cambiato la vita con un disegnatore francese David B.

Il libro inizialmente uscito in 4 volumi e poi in versioni ridotte, ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto in oltre 20 lingue, ma non ha avuto sempre vita facile. Negli stati Uniti ad esempio è stato censurato sia dai repubblicani per le scene di sesso che dai democratici perché antislamico, ma l’autrice si fa un vero vanto di essere finita nella lista nera dei 10 libri più vietati: ”Ero in ottima compagnia tra Oscar Wilde e Mark Twain”.

“Sono una donna dal pessimo comportamento”, ha raccontato di recente in un’intervista al giornale dell’Università del Wisconsin , “ma sono una donna libera”. Abbandonato il mondo della graphic novel adesso Marjane Satrapi si divide tra cinema e conferenze a sostegno del movimento delle donne iraniane.

“È la prima rivoluzione femminista sostenuta da uomini. La società sta imparando che per avere la democrazia la prima cosa è che uomini e donne siano alla pari. Alla mia epoca ero in minoranza, loro ora sono la maggioranza. Solo combattere per la libertà è più bello della libertà stessa. Quando vedo i giovani del mio paese, ragazze e ragazzi, ma soprattutto le ragazze, il modo in cui resistono… li trovo meravigliosi. Come esteta trovo che il loro coraggio sia la forma più alta di bellezza”