“Santa subito”, storia di un martirio annunciato nella provincia italiana
In sala soltanto il 9,10,11 dicembre (con Seminal Film) “Santa subito” di Alessandro Piva. La storia di Santa Scorese, la 23enne di Bari uccisa a coltellate dal suo stalker nel ’91. Attraverso il diario della ragazza e le voci dei testimoni, il doc diventa quasi un thriller che narra la provincia italiana dalla lente del fervore religioso della vittima, di familiari e amici e, soprattutto, dei sacerdoti che hanno intrapreso il percorso della sua santificazione. Non solo, insomma, un film contro i femminicidi. Ha vinto il Premio del pubblico BNL della Festa di Roma 2019 …
Oggi Santa Scorese è una “serva di Dio”, primo gradino nella scala verso la santificazione. Ieri era una ragazza di vent’anni piena di vita e, soprattutto di fede, col progetto di un futuro da missionaria. A portarglielo via il futuro e la vita stessa, sono state tredici coltellate.
Dopo tre anni di “stalkeraggio” – adesso è un reato, ma all’epoca non aveva neanche un nome e inutili sono state le ripetute denunce della famiglia – il suo persecutore, un trentenne formatosi anche lui negli stessi ambienti religiosi, la cui fede poi è andata a male insieme alla sua testa, le si è scagliato contro e l’ha lasciata sull’asfalto, proprio sotto casa, in provincia di Bari.
A poco è servita la corsa all’ospedale, come raccontano genitori e parenti: la notte del 15 marzo 1991 Santa Scorese è morta. Aveva 23 anni.
A raccontare la sua storia è Alessandro Piva, autore appassionato dei contesti “malavitosi”, che dopo le sue ultime due incursioni nel noir (Henry, Milionari) torna al documentario (Pasta nera, Due Sicilie) con Santa subito, presentato e premiato alla Festa di Roma. E torna nella sua Bari per illuminare una vicenda di cronaca dimenticata che è anche tanto altro rispetto al racconto di un femminicidio annunciato.
Abile “ritrattista” di luoghi e contesti sociali, da subito (LaCapaGira, Mio cognato), Piva non perde colpi neanche stavolta accompagnando lo spettatore “nella” vita di questa ragazza che già dal nome, Santa, sembra avere il destino segnato.
La sua fede esplode nei suoi diari, pieni di devozione per Maria vergine e il Padre nostro, nella volontà di prendere i voti, nei racconti della madre, distrutta, ma fervente cattolica anche lei – seppure contraria alla scelta di farsi missionaria della figlia -, nei ricordi appassionati della sorella e delle amiche di parrocchia.
Ma, soprattutto, nelle testimonianze dei sacerdoti: il suo catechista dalla fede incrollabile e il sorriso stampato e, ancora, il sacerdote che la conosceva fin da ragazzina, promotore del processo di beatificazione, per farne chissà, una nuova santa Maria Goretti, titolo che traspare tra le cronache dei giornali di allora.
“Santa Santa” s’immaginava, del resto, già da bambina la nostra protagonista, come dicono col sorriso i familiari. Né la sorella ha avuto dubbi sul vestito da farle indossare nella bara: “rosso come quello dei martiri”. Mentre il padre, poliziotto, si pente di non aver reso inoffensivo il persecutore della figlia, magari giusto spaccandogli le gambe, quando allora in assenza della legge perseguire uno stalker era impossibile.
Se quello di Santa Scorese è stato un martirio annunciato il film non lo dice apertamente. Sta allo spettatore raccogliere gli “indizi” che Piva dissemina come in un thriller. Un thriller di provincia, anzi sulla provincia, dove il filo rosso, neanche tanto sotterraneo, è quell’universo religioso che, alle volte, trasforma la ricerca della luce in ombre e oscurantismo.
Del resto da lì veniva anche l’assassino di Santa, “vittima” a sua volta – ed è la sorella Rosa Maria a dirlo – di un sistema e di uno Stato che non gli ha impedito di nuocere agli altri e a se stesso, nonostante i segnali di disagio mentale manifestati da tempo.
Santa subito è dedicato a “chi deve sopravvivere”. Un appello, insomma, “affinché le donne siano lasciate meno sole quando si trovano in balia di una psicosi travestita da amore”. Parole di Piva da ricopiare e sottoscrivere.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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