A scuola con l’integralista cattolico

È “Parola di Dio” del russo Kirill Serebrennikov, dalla pièce  di Marius von Mayenburg. Uno studente ossessionato dalla Bibbia che nella Russia di oggi si comporta come un fanatico integralista, facendo crociate contro il bikini o le teorie evoluzioniste. Eppure gli insegnanti e i compagni di classe…

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C’è una pièce dietro a Parola di Dio, il film del russo Kirill Serebrennikov che da Cannes (Un certain regard) è arrivato in sala per I Wonder Pictures urtando la sensibilità non solo dei cattolici.

E che pièce, perché Martyr – questo è il titolo – è uno degli spettacoli che più hanno fatto discutere, ma anche messo d’accordo la critica tra quelli firmati da Marius von Mayenburg, esponente di punta della nuova scena teatrale tedesca molto apprezzato in Europa e rappresentato anche da noi.

Amante del paradosso, delle provocazioni e del teatro dell’assurdo il drammaturgo tedesco, infatti, ha scelto in questo caso di portare alle estreme conseguenze la riflessione su uno dei temi più controversi del nostro presente: l’integralismo religioso. Ma non quello islamico, così scontato di questi tempi, quanto piuttosto quello cattolico.

Ne diventa il portavoce un adolescente solitario, con difficoltà di inserimento nella sua scuola, che è talmente ossessionato dalla Bibbia da conoscerne a memoria ogni passo che recita ossessivamente. Finendo così per mostrarne gli aspetti più ambigui e violenti del testo, soprattutto se invocato alla lettera o estrapolato dal contesto. Esattamente come accade per il Corano nelle mani dei fanatici o peggio dei tagliagole dell’Isis.

Eccolo dunque il giovane Veniamin, che Kirill Serebrennikov trasferisce nella Russia di oggi, compiere sempre più violentemente le sue crociate contro l’educazione sessuale, lo studio dell’evoluzionismo e persino contro il bikini che portano le sue compagne durante le lezioni di nuoto.

Di fronte a tanto furore religioso, però, le reazioni non sono di unanime dissenso. Anzi. I compagni di classe che in principio lo emarginavano, ora vedono in Veniamin un leader, uno spirito ribelle da seguire. La madre, donna sola e sopraffatta dalla vita, lo giustifica e lo asseconda, gli insegnanti, la preside soprattutto, si fanno facilmente convincere della necessità di regole più severe e comportamenti “più adeguati” soprattutto per le donne. Mostrandoci, insomma, come la reazione sia una febbre sempre pronta a diffondersi, magari e soprattutto in un paese ex comunista, pronto a passare da un totalitarismo ad un altro.

L’unica ad opporsi al giovane “invasato” è l’insegnante di biologia che professa il suo ateismo quasi alla stregua del fondamentalismo di Veniamin. Lo scontro tra i due diventa frontale ed esasperato, sottraendo al film quel tanto di ironico, grottesco e divertente che costituiscono l’humus della pièce – e di cui vediamo solo un paio di momenti – , la cui complessità qui si riduce in buona parte ad una narrazione schematica e poco coinvolgente. Comunque da vedere.