Se n’è andato Milos Forman. Il cinema della libertà
È morto a 86 anni Milos Forman, il regista ceco due volte premio Oscar per l’indimenticabile “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e “Amadeus”. Fuggito da Praga all’indomani dell’invasione sovietica ha vissuto negli Usa dove ha conosciuto il successo planetario grazie ai suoi personaggi ribelli e in cerca della libertà …
È scomparso sabato 14 aprile, a 86 anni nel Connecticut il regista ceco, premio Oscar, Milos Forman. Nato a Cáslav, una piccola città ad est di Praga, il 18 febbraio 1932 nella allora Cecoslovacchia, Jan Tomas – questo il suo vero nome – di famiglia ebrea ha conosciuto fin da piccolo l’orrore nazista: mamma e papà deportati nei campi di concentramento non hanno mai più fatto ritorno e lui è cresciuto affidato agli zii.
Dopo gli studi di cinema, Forman diventa uno dei rappresentanti di spicco della Nouvelle vague ceca (L’asso di picche, Gli amori di una bionda). Ma nel ’68 dopo l’ingresso dei carri armati russi a reprimere la primavera di Praga, scegli di fuggire in Francia e poi stabilirsi negli Stati Uniti.
Ed è qui, da emigrato, che darà alla luce i suoi capolavori. La grande occasione, infatti, arriva nel ’75 quando grazie all’amicizia con Jack Nicholson, dirige Qualcuno volò sul nido del cuculo dal romanzo autobiografico di Ken Kesey con cui guadagnerà 5 Oscar, segnando per sempre la storia del cinema con la denuncia delle brutalità vissute negli ospedali pschiatrici e il desiderio di libertà dei protagonisti. Il film totalizzò uno dei migliori incassi del decennio.
Nove anni dopo, nel 1984, si porterà via altri 8 Oscar col racconto del genio ribelle di Mozart, nel suo spettacolare Amadeus. Dove ancora una volta sono il tema della libertà e della ribellione a fare da filo rosso, come lo sono stati anche per il musical Hair (1979), ispirato alle performance del Living Theatre e calato nella cultura pacifista degli anni del Vietnam.
Nell’81, poi, è la volta di un altro adattamento, Ragtime di E. L. Doctorow, uno dei romanzi fondativi dell’America del XX secolo, a sua volta ispirato a un classico mitteleuropeo di Von Keist. E ancora, nel 1989 si rifà al più celebre dei romanzi epistolari, Le relazioni pericolose per dirigere il raffinato Valmont. Ma il caso vuole che Stephen Frears abbia appena firmato lo stesso film e lo bruci sul tempo: l’uscita in sala è un successo e l’interpretazione di John Malkovich e Michelle Pfeiffer offuscano l’adattamento di Forman che segna una battuta d’arresto nel suo, fin qui, felice rapporto col pubblico.
Seguiranno Larry Flint, biografia romanzata del magnate del porno americano e Man on the Moon. Ma la loro uscita nelle sale non farà scalpore né tra il pubblico né tra la critica.
28 Agosto 2015
Nel taxi di Panahi a scuola di cinema e libertà
In sala il nuovo lavoro del regista iraniano condannato al silenzio dal regime.…
19 Maggio 2020
“Frantz”, il gusto della menzogna al cinema. Anzi in tv, su laF
Per il ciclo "Film da leggere" va in onda mercoledì 20 maggio su laF (Sky 135,…
Recensione,Dal libro al film,73 Mostra del Cinema di Venezia 2016
24 Gennaio 2018
Marina Piperno, il “mio” cinema della memoria. Non solo nel Giorno della memoria
È stata la prima donna produttrice nell'Italia dei Sessanta. "Cinema etico" il…