Se Orfeo ed Euridice sono (solo) high tech. Arriva al cinema “The Opera!”
In sala per tre giorni, 20, 21, e 22 gennaio (per Adler Entertainment) più proiezione speciale il 19 gennaio a La Scala di Milano di “The Opera! Arie per un’eclissi” di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco. Rivisitazione in musical pop operistico del mito di Orfeo ed Euridice. Contaminazioni di ogni tipo (dai grandi classici del melodramma al brani pop altrettanto classici), celebri interpreti dell’opera e del cinema (Vincent Cassel, Fanny Ardant, Erwin Schrott, Rossy De Palma) e, soprattutto, sfarzo e sfoggio delle più sofisticate tecniche digitali. Che, alla fine, restano l’unico aspetto rilevante del film, presentato alla Festa di Roma 2024 …
Ci sono film dai quali si esce frastornati, non tanto dalla storia o da altri fatti narrativi e interpretativi, quanto dalla difficoltà di definire quello che si è visto e dai sentimenti ambivalenti o contrastanti che ha sollevato. The Opera! Arie per un’eclissi di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco è uno di questi e sarà in sala il 20, 21, e 22 gennaio, dopo una proiezione speciale il 19 gennaio a La Scala di Milano. Producono Showlab production con Rai Cinema, in partnership con Dolce&Gabbana e Digilife Movie. Oltre
Davide Livermore, per chi non bazzicasse il mondo del melodramma, è un acclamato regista d’opera con all’attivo ben quattro prime della Scala consecutive che, trasmesse in mondovisione, raccolgono record di spettatori assoluti (primati fino ad ora imbattuti), che gli hanno fruttato prestigiosi premi e una meritata fama di sperimentatore in un campo, quello del melodramma e degli implacabili melomani, considerato tra i più conservatori.
Paolo Gep Cucco invece è il direttore creativo della società di entertainment design D-wok. È stato la mente e il regista di grandi eventi come la Cerimonia di Apertura dei World Archery Games (2011), della Cerimonia di Chiusura dei Mondiali di Nuoto (2009), della Cerimonia di apertura dei Giochi Universitari (2007), tra i tanti.
Non solo, è stato anche direttore creativo dei contenuti visuali sui palchi in occasione dei tour negli stadi di famosi artisti pop. In più ha una grande esperienza del mondo del melodramma, avendo lavorato nei più importanti teatri del mondo per spettacoli come Macbeth, Attila, Tosca, A riveder le stelle (le 4 prime della Scala trasmesse in mondovisione delle quali si diceva), nonché l’Aida della Sydney Opera House, prima opera al mondo con una scenografia interamente video.
La collaborazione di lungo corso tra Livermore e Cucco ha portato i due a questo nuovo esperimento chiamato The Opera! Arie per un’eclissi.
Il film mette in scena una delle storie più famose e rappresentate della mitologia greca, quella della straziante storia d’amore tra Orfeo ed Euridice. In breve, per quei pochi o tanti che non conoscono la vicenda: Orfeo è un poeta il cui canto è in grado di ammaliare ogni essere sulla Terra, e infatti “la natura lo ascolta al punto che mentre suona e canta piega gli alberi e muove le rocce, doma le fiere e devia il corso dei fiumi”. Euridice è una ninfa. Giovani belli e perdutamente innamorati si sposano… e fin qui tutto bene.
Però la ragazza è talmente bella che attira le attenzioni di Aristeo (nel film di Livermore e Cucco si chiama Pluto), figlio del dio Apollo, che la vuole per sé a tutti i costi. Un giorno correndo nell’erba, per sfuggire alle attenzioni dell’indesiderato spasimante, Euridice cade, viene morsa da un serpente e muore. Orfeo, straziato dal dolore, decide di scendere nel regno dei morti per riprendersi l’amata.
Scendere negli inferi per un mortale non è impresa di poco conto ma Orfeo vuole convincere Ade e Persefone, re e regina di quel regno, a restituirgli Euridice. Il giovane supera numerose difficoltà ma infine la sua storia commuove Persefone che gli consente di riportare nel regno dei vivi la sua amata,… ma ad una condizione: nella risalita non si sarebbe mai dovuto voltare a guardare Euridice. Come va a finire? Non si vorrebbe svelare troppo ma se si chiama tragedia un motivo ci sarà, no?
Livermore e Cucco si rifanno ad una delle mille riscritture per mettere in scena il mito nella contemporaneità e dare vita ad un musical pop operistico dove il viaggio visionario si sviluppa sulle note di grandi classici del melodramma. Puccini, Handel, Verdi, Gluck, Bellini, Ravel e Vivaldi, ai quali senza nessuna sudditanza si affiancano brani pop altrettanto “classici” come The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood, in una miscela sonora tra orchestre acustiche e suoni elettronici.
Valentino Buzza (Orfeo), Mariam Battistelli (Euridice), Erwin Schrott (Pluto) sono i cantanti d’opera che interpretano i protagonisti della storia e inframmezzano le azioni con le più famose romanze usate funzionalmente, per assonanza di temi, coi vari momenti della tragedia. Mentre Vincent Cassel (Caronte, taxista/traghettatore malavitoso), Fanny Ardant (Proserpina), Caterina Murino (Concierge dell’Inferno) e Rossy De Palma (Moire, singolare rappresentazione delle Tre Parche) guidano Orfeo verso il suo destino).
Il film, alla fine, risulta un po’ un pastrocchio di ammiccamenti burleschi e strizzate d’occhio dove Orfeo, che abbiamo sempre immaginato soprattutto bello e aitante, canta bene per carità, ma è un pacioccone a cui difettano completamente i requisiti estetici (se è bodyshaming chiedo scusa e tolgo il commento), Mariam Battistelli invece è una Euridice credibilissima sotto ogni punto di vista.
Il baritono uruguaiano Erwin Schrott nei panni di Pluto, il delinquente che vuole Euridice, è perfetto, sembra il gemello del narcotrafficante messicano di Emilia Perez prima della transizione. Cassel/Caronte guida un taxi, sfodera ghigni ammiccanti guardando negli occhi lo spettatore come faceva ne L’odio di Kassovitz svolgendo anche il compito del coro della tragedia greca, la Bond girl Caterina Murino fa la cattiva concierge (è passata alla Spectre?) dell’Ade Hotel, la cui proprietaria è Fanny Ardant.
Rossy De Palma è Rossy De Palma, almodovariana in ferma permanente. Qualcuno ricorda Hellzapoppin, il film musicale del 1941 diretto da H.C. Potter e ispirato direttamente all’omonima rivista di Broadway? Ecco, siamo da quelle parti. Ma siamo anche dalle parti del recente Joker: Folie à deux e del Rocky Horror Picture Show specie nelle scene cantate e ballate (coreografie di Daniel Ezralow) nella hall dell’Ade Hotel.
Alla fine cosa resta di questo film? Resta il fondato sospetto che questo “grandioso” musical vestito Dolce e Gabbana nel quale si muovono grandi nomi dell’opera e del cinema sia un pretesto per mostrare all’opera il catalogo delle più sofisticate tecniche digitali applicate al cinema.
È questo, in definitiva che rimane ed interessa del film di Livermore e Cucco, l’aspetto tecnico visuale e il making of.
Come hanno dichiarato i due registi in un’intervista ad Art Tribune: “Per la prima volta in Italia abbiamo girato quasi interamente in un virtual set, presso i Prodea Led Studios di Torino (erano gli edifici che ospitavano gli studi della Cinefiat, il reparto cinematografico della Fiat ndr), per riuscire a raccontare con le più moderne tecnologie cinematografiche l’aspetto onirico e visionario che lo caratterizza. Il set virtuale ci ha permesso di sviluppare un’estetica che mescola la metafisica di De Chirico con l’architettura razionalista, le ampiezze visive di Nervi con la scenografia teatrale, il design di Mollino con la bellezza straordinaria dei costumi di Dolce e Gabbana”
Le tecnologie della D-wok hanno dato luogo ad un set interamente digitalizzato, e considerato il più avanzato al mondo, che nemmeno Coppola ha potuto usare in Megalopolis (in alcune scene di The Opera! sembra di sentire più di un eco di quel capolavoro).
Nota a margine: ma quanto si sono divertiti Livermore e Cucco nello scrivere sulla portiera del taxi per l’inferno che guida Cassel la sigla “Caronte 47”, ben sapendo che tutto il pubblico italiano avrebbe completato all’unisono: “morto che parla”?
Gino Delledonne
Gino Delledonne
Architetto e docente universitario a contratto. Ha collaborato alle pagine culturali di vari giornali tra i quali "Diario" e "Archivio". Devoto del gruppo garage punk degli Oblivians.
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