Sette titoli letterari con Donald Sutherland. Per ricordare il grande attore scomparso rispolverando la libreria


Donald Sutherland, l’attore canadese scomparso a 88 anni, il 20 giugno a Miami, di personaggi indimenticabili ne ha incarnati moltissimi. Occhi azzurri, profondi, alto e slanciato, capace di passare da ruoli comici a quelli di antieroe, anche molto drammatici, Sutherland ha lavorato ininterrottamente per oltre sessant’anni, recitando in circa 200 tra film e serie tv, offrendo il suo volto a registi come Robert Altman (il capitano Benjamin Franklin, chirurgo di guerra in Corea in MASH); John Landis (il professore sballatissimo di Animal House); Alan J. Pakula (l’inflessibile detective di Una squillo per l’ispettore Klute); Oliver Stone (il Mister X in JKF- Un caso ancora aperto), Bernardo Bertolucci (il gerarca fascista Attila in Novecento).

Qui vi proponiamo una carrellata dei suoi ruoli legati ai film di derivazione letteraria, che pure sono stati parecchi nella sua lunghissima carriera, incoronata da un Oscar onorario nel 2017. E che magari possono offrire anche un invito alla lettura.

A Venezia… un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg 1973. Capolavoro del cinema horror del regista britannico Nicolas Roeg, basato su un racconto di Daphne du Maurier le cui opere hanno ispirato Rebecca e Gli uccelli di Alfred Hitchcock. Qui Donald Sutherland è un restauratore trasferitosi a Venezia con la moglie (Julie Christie) dove sperarano di superare l’atroce lutto che li ha colpiti: la morte della loro bambina. Una serie di misteriosi delitti e un sensitivo cieco renderanno, al contrario, il loro soggiorno veneziano terrorizzante. Uno dei ritratti sulla perdita più inquietanti del cinema.

Casanova di Federico Fellini 1976. Liberamente tratto da Histoire de ma vie (1791-98) di Giacomo Casanova, con quest’opera, – sofferta e controversa, più volte censurata – Fellini si proietta nell’Europa del  secolo XVIII attraverso le vicende del celebre avventuriero veneziano. Dopo molte ricerche il regista della Dolce vita lo sceglie perché è “un attore dalla faccia cancellata, vaga, acquatica, che fa venire in mente Venezia. Con quegli occhi celestini da neonato, Sutherland esprime bene l’idea di un Casanova incapace di riconoscere il valore delle cose e che esiste soltanto nelle immagini di sé riflesse nelle varie circostanze”. Girato nel mitico studio 5 di Cinecittà, dove furono ricostruiti meticolosamente atmosfere e ambienti d’epoca, il film fece incetta di premi, compreso l’Oscar a Danilo Donati per i costumi.

Gente comune di Robert Redford (1980). Ancora un ruolo di paternità immerso nel dolore per la perdita di un figlio. Donald Sutherland è Calvin Jarrett, nato dalla penna della scrittrice statunitense Judith Guest che deve la grande fortuna del suo romanzo proprio a questo adattamento firmato da un Redford esordiente alla regia e incoronato dall’Oscar. Il suicidio del ragazzo, i problemi psichiatrici del fratello sopravvissuto al fatale incidente (Timothy Hutton), la moglie incapace di ritrovare la serenità (Mary Tyler Moore), sono il cuore drammatico in cui si muove questo padre in lutto, che tenta il ruolo di mediatore all’interno di una famiglia in frantumi, cercando di essere forte mentre sta crollando. Esemplare la potenza silenziosa di Donald.

Sei gradi di separazione di Fred Schepisi 1993. Dall’omonima pièce di John Guare che ne firma anche la sceneggiatura, un ritratto tagliente del mondo senza scrupoli dei commercianti d’arte, speculatori sulla creatività altrui. Flan Kittredge, magnifico Donald, è uno di questi: fascino viscido e finta grandiosità. Ma a sua volta anche ottimo bersaglio della truffa messa a punto dal brillante ragazzo di colore che, millantando una vecchia amicizia con i figli (basata appunto sulla teoria dei sei gradi di separazione) riesce a conquistare la fiducia del’uomo e sua moglie, per tradirli quasi in un gioco.

Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright (2005). Dall’omonimo classico della letteratura e capolavoro della brittanica Jane Austen, un adattamento fresco e scoppiettante dell’allora giovane Joe Wright, oggi tra gli autori più richiesti in fatto di trasposizioni letterarie (suo il Cyrano in musical e l’attesa serie tv dal Mussolini da Antonio Scurati). Nei panni di mister Bennet, padre saggio e benevolo delle sue cinque figliole da maritare, Donald Sutherland ha il perfetto physique du rôle del gentiluomo inglese, flemmatico ed ironico che ama prendersi gioco della moglie.

Ella & John di Paolo Virzì (2017). Dal romanzo In viaggio contromano di Michael Zadoorian, autore armeno-americano di Detroit di grande successo (pubblicato in Italia da Marcos y Marcos), l’adattamento (incerto) firmato da Paolo Virzì. Un on the road attraverso gli States seguendo l’ultimo viaggio di due anziani coniugi malatissimi, Helen Mirren e Donald Sutherland, che hanno deciso di farla finita. Sono stati dei sensattottini Ella e John. Lui stimato professore di letteratura dalla citazione compulsiva (Hemingway, Melville, Joyce) ora messo all’angolo da un Alzheimer incipiente e lei sua amata compagna di una vita che si ritrova con un tumore in fase terminale, sottoposta alle solite massacranti terapie. Una commedia agrodolce sulla carta che sullo schermo si rivela monotona e datata, nonostante gli straordinari interpreti.

Hunger Games di Gary Ross (2012). Fortunato adattamento cinematografico dell’omonima trilogia di fantascienza di Suzanne Collins, ambientato in un futuro distopico. Sutherland è il malvagio presidente Coriolanus Snow che governa Panem e sovrintende agli Hunger Games: tributo di sangue pagato ogni anno da un rgazzo e una ragazza che devono battersi all’ultimo sangue. Questa è la punizione stabilita per quell’antica ribellione contro il potere costituito messa in atto dai loro avi. Un blockbuster pieno di effetti speciali in cui Sutherland si muove senza i soliti strepiti dei cattivi, ma irradiando una minaccia sottile, un pizzico di classe e arguzia. Da grande professionista quale era. Indipendentemente dal ruolo o dal film.