Tommaso Cotronei a Pesaro 52

Dopo il concorso ai festival di Pechino, Jihlava e Taiwan passa il 4 luglio alla Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro “Covered With The Blood of Jesus”, del regista calabrese, dedicato alle popolazioni del delta del Niger “macchiato” dall’estrazione del petrolio…

tommasosequenza-01.immagine005-1

È da quando fa cinema, ormai quasi 20 anni, che Tommaso Cotronei lo dice: «Io non voglio avere il titolo di regista, ma voglio vendicare mia madre che è morta ignorante». È la sua ossessione e la sua stessa forza, il suo tratto distintivo: un potente cinema di immagine, essenziale, rigoroso, etico, sempre alla ricerca di realtà ai margini, ferite e sfruttate da affrancare dai coni d’ombra imposti dalle leggi del mercato mediatico.

Così è stato per la sua Calabria, dove è nato è dove è partita la sua urgenza di fare cinema. Una Calabria dai paesaggi strazianti e disperati dove i suoi protagonisti, tutti presi dalla «terra» e nella parte di loro stessi, si muovono in un quotidiano di gesti automatici, ripetitivi, senza futuro. E sono contadini, braccianti, ma anche bambini-lavoratori  di quattro, sei anni, «sventurati», come ripete continuamente Tommaso. «L’angoscia esistenziale l’abbiamo tutti – dice – non devi aver studiato Heidegger per patire lo spaesamento del “nulla”».

Nel blu cercando fiabe, Lavoratori, Ritrarsi, i suoi primi, folgoranti, documentari calabresi hanno conosciuto la ribalta dei festival, soprattutto quelli internazioni, Locarno, Madrid, Parigi, Montpelier, Annecy … Mentre quelli italiani da molto tempo, troppo, continuano ad ignorare i suoi lavori. Sempre più dirompenti, “ingovernabili”, come il loro stesso autore che, con la sua telecamera autarchica, ha allargato lo sguardo a realtà più lontane, ma ugualmente povere e senza futuro come la sua Calabria.

La Mauritania col “treno più lungo del mondo” (The Difference) che attraversa il Sahara, il Para­guay popolato di infinite storie di miseria e schiaviù, la Somalia dei campi profughi e, ancora, lo Yemen delle “spose bambine” – attualmente al montaggio – fino a quest’ultimo, sulla Nigeria affamata e inquinata dalle compagnie petrolifere, Cove­red with the blood of Jesus (Coperto dal san­gue di Gesù), unico doc italiano passato in concorso al festi­val del cinema indipendente di Pechino, Jihlava e Taiwan ed ora ospite qui a Pesaro, dove passerà il 4 luglio tra le proiezioni speciali, al fianco di Frammento 53 di Federico Lodoli e Carlo Gabriele Tribbioli, in cui a partire da un frammento di Eraclito si narra della violenza della guerra attraverso i racconti dei generali dei diversi conflitti in Liberia.

Abituato ad un lungo lavoro di ricerca in solitaria Tommaso Cotronei, anche stavolta, ha scandagliato il vasto territorio del Delta del Niger e di Port Harcourt, la capitale del petrolio africano, dove le grandi corporation (Eni, Schell, Chevron) estraggono greggio, inquinando acque e territorio nella totale connivenza dei governanti, indifferenti alle drammatiche condizioni di povertà della popolazione.

Con inquadrature “taglienti” e piene di fango, inquinato, lo stesso che riempre le strade e le vite dei protagonisti, Cotronei ci racconta gli sforzi per la sopravvivenza di poveri pescatori, donne e ragazzi costretti a vendere il greggio rubato – o “espropriato”, dipende dai punti di vista – alle multinazionali del petrolio. “Ma noi non siamo né ladri né terroristi”, spiega uno dei protagonisti del film, come invece alle nostre latitudini, sono considerati i Niger Mend, che si battono per i diritti della popolazione del Delta del Niger.

Dopo una lunga attesa il regista è riuscito persino ad incontrate uno degli anziani capi del movimento, che ci descrive ben lungi dai fanatici integralisti islamici, ma circondato di libri e con un “commovente” ritratto di Che Guevara alle spalle. Che parla di giustizia e di diritti, anche e soprattutto allo studio. Proprio come uno dei protagonisti di Cove­red with the blood of Jesus, un ragazzo che si paga l’università vendendo il petrolio “espropriato”. Perché la cultura è l’unica arma, come ci dice tutto il cinema di Cotronei, in Africa come in Calabria, come nel resto del mondo.