Viaggio (sul fronte russo) nell’ inverno del ’43. Tra le pagine di Rigoni Stern e Cenci che diventano film
Le pagine immortali di Mario Rigoni Stern ci portano in un capitolo della storia italiana indelebile: un inverno di drammatiche battaglie contro la gelida Russia nel lontano 1943. Nel viaggio dei ricordi per la stesura de Il sergente nella neve (1953) l’autore dedica un posto di rilievo all’ufficiale e amico Nelson Cenci che, quasi venti anni dopo la pubblicazione del celebre romanzo, darà spazio anche lui alle proprie memorie in Ritorno: La drammatica esperienza degli alpini sul fronte russo raccontata da uno di loro (1991).
Il compagno d’armi Cenci, che abbiamo conosciuto tra le note pagine di Stern, diviene così protagonista, offrendo al lettore un diverso punto di vista sul tragico accaduto intriso di nuove emozioni.
Le vicende che si susseguono sul Don – che appaiono di rigo in rigo perfettamente ricostruite ai nostri occhi – sono incorniciate dalle parole che Mario Rigoni Stern ha voluto immortalare entro i confini di un libro che oggi è una delle testimonianze più preziose della sciagura che ha investito i nostri alpini in guerra, e, al tempo stesso, una tra le riflessioni più intense sul rapporto tra l’uomo e il circostante. Sottolineando le connessioni che possediamo con la natura che ci circonda, aggiungendo: “Le pendici bianche, sono come le anime dei nostri amici che sono andati di là, stanno lì sotto la neve, e aspettano il ricordo che li risvegli”.
Questo 2022 porta al cinema la letteratura di Mario Rigoni Stern e del suo stesso compagno d’armi Nelson Cenci. Sono le rispettive opere di Matteo Rovere e Alessandro Garilli (attualmente in lavorazione). Due lavori dalle genesi differenti che si ricongiungono nella mise en place cinematografica di due vissuti sullo stesso fronte, sotto lo stesso cielo e contro lo stesso nemico: un gelo che logora il tempo e lo spazio.
Dietro al primo progetto dell’appena quarantenne regista di successo de Il primo Re c’è la produzione Groenlandia Group di cui è co-fondatore insieme a Sydney Sibilia, celebre per i due sequel della saga Smetto quando voglio.
Più complessa e tribolata è invece l’origine del progetto dello sceneggiatore e regista Alessandro Garilli (classe ’71) – premio MigrArti a Venezia 75 per il corto Io sono Rosa Parks – che lavora, ispirato dalle parole del caro vecchio amico Cenci (scomparso nel 2012), a questo suo primo film già da diversi anni, dopo un primo documentario Un tempo da neve, incentrato sui racconti dello stesso scrittore-alpino e Carlo Vicentini (ex presidente dell’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia), destinato a diventare un contenuto extra al dvd del film in realizzazione: La Seconda Via.
Iniziate le riprese nel 2017, il progetto ha subito blocchi e rimandi fino a questo 22 gennaio, quando a Castel di Sangro, in provincia de L’ Aquila sono ricominciate le riprese. Alessandro Garilli è finalmente riuscito a battere il primo ciak di questo suo primo film tanto desiderato, grazie a un crowdfunding sostenuto da amici e collaboratori (tra cui l’Assocazione Nazionale Alpini di Bergamo) e prodotto da Angelika Vision S.r.L con la slovena Staragara. Protagonisti della storia sono sei giovani alpini interpretati da Nicola Adobati, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini, Ugo Piva, Matteo Ramundo, Stefano Zanell.
“I nostri ragazzi conoscono la guerra del Vietnam non per averla studiata ma per aver visto Apocalypse Now o Full Metal Jacket – ha spiegato in più occasioni il regista – mentre non sanno nulla della ritirata degli alpini”. Con La seconda via Garilli spera di colmare questo vuoto culturale.
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