Vitelloni romagnoli nella Romania di Ceausescu. Torna “Est” romanzo di formazione al cinema

In sala dal 26 aprile (con Genoma Film), dopo la distribuzione in streaming, “Est-Dittatura Last Minute“, opera seconda di Antonio Pisu dal libro di Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi (Addio Ceausescu. Tre giovani romagnoli alla scoperta e all’avventura oltre la Cortina di Ferro). Un viaggio oltrecortina, nella Romania di Ceausescu, di tre ragazzotti romagnoli alle prese con una vacanza da vitelloni che finirà in un bagno di realtà, con l’inevitabile perdita dell’innocenza tardo adolescenziale…

Nell’autunno del 1989 tre ragazzoni venticinquenni di Cesena partono per una zingarata alla volta dell’Ungheria. Genesis e Battiato in cassetta dagli altoparlanti dell’autoradio, teste e baule stipati di ogni possibile luogo comune dell’italiano medio in gita oltre la Cortina di Ferro: cibarie, salami e bottiglie di vino, perché “di là”, come si sa, hanno fame di tutto.

Ma non solo, valigie piene di capi di intimo femminile di ogni genere, fattura e misura – la commedia all’italiana e i racconti al bar, per analoghe destinazioni d’oltrecortina, sintetizzavano il concetto con calze di nylon e penne bic – ovvero l’immancabile mercanzia da spacciare in improvvisati mercatini stradali per finanziare il viaggio e stuzzicare la civetteria di donne infagottate nei malinconici abiti del socialismo reale.

A completare l’armamentario una videocamera vhs con la quale documentare l’avventura.
Inizia così Est-Dittatura Last Minute, il viaggio di Pago, Rice e Bibi verso un mondo che di lì a pochi mesi vedrà cadere il Muro di Berlino, le cui fasi preparatorie scorrono sugli schermi televisivi e li spingono a partire prima che sia troppo tardi. Il “last minute” del titolo.

Ma già dall’arrivo in Ungheria le cose non vanno esattamente come previsto. E allora il “go east, young man!”, per ribaltare la direzione di un celeberrimo incitamento, porterà il terzetto nella Romania ancora oppressa dalla dittatura di Ceausescu e controllata dall’onnipresente polizia segreta, la Securitate, mutando la vacanza da vitelloni romagnoli in un bagno di realtà con l’inevitabile perdita dell’innocenza tardo adolescenziale.

Tra incontri surreali, cambi di rotta, auto rosse, valigie misteriose, telefonate alle morose, i momenti di comicità di questa commedia agra sono di gran lunga i più “veri” e riusciti rispetto al cambio di registro in chiave realistica e sociopolitica, terreno nel quale la retorica è sempre in agguato.

E infatti gli attori, tutti esordienti, risultano decisamente più credibili nell’interpretare il simpatico (e un po’ ignorante) ragazzonismo testosteronico romagnolo, nella scia di analoghe pellicole generazionali come l’ugualmente emiliano Radiofreccia del Liga o il mucciniano L’ultimo bacio. Che esista una “scuola Stefano Accorsi”, protagonista in entrambi i film?

Rice ha il volto di Lodo Guenzi, frontman della band indie Lo Stato Sociale che qui mette a frutto gli studi di recitazione; buona anche la prova di Matteo Gatta (Pago), ma è soprattutto Jacopo Costantini nei panni dello sprovveduto Bibi a risaltare e suscitare empatia.

Est è stata l’apertura di “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori”, alle Giornate degli Autori, tenuto a battesimo da Oliver Stone, di passaggio alla Mostra a seguito del tour di presentazione della sua autobiografia (Cercando la luce). È un ritorno, per il regista Antonio Pisu, attore e cofondatore della casa di produzione Genoma Films, che proprio a Venezia, nel 2017, aveva vinto il premio Kineo per la Migliore opera prima con la black comedy Nobili bugie.

Est – Dittatura last minute, suo secondo lungometraggio, è sicuramente un film mosso da buone intenzioni. Un invito a fermarsi, come dice il regista Antonio Pisu, “In un momento in cui una società individualista sembra non avere il tempo per tendere una mano verso il prossimo” e “l’Italia, come il resto del mondo, finge di non sapere quale sia il passato e il presente dello stato rumeno”.

Ma il problema è proprio l’eccessiva semplificazione della realtà: i cattivi sono cattivi, gli umili sono buoni e generosi; si finisce con l’inciampare proprio negli stereotipi che si vuole scardinare.

Sui titoli di coda scorrono i filmini originali dei vhs girati in quei giorni dai veri Pago, Rice e Bibi che testimoniano la fedeltà della regia di Antonio Pisu (figlio d’arte, suo padre era Raffaele e lo zio era il grande caratterista Mario Pisu) a quanto raccolto in prima persona e raccontato nel libro, Addio Ceausescu. Tre giovani romagnoli alla scoperta e all’avventura oltre la Cortina di Ferro (2019 – ed. Il ponte vecchio) di Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, il Pago e il Rice della storia, mentre Bibi, nella realtà è Enrico Boschi.

Inevitabile il riandare con la mente ad un altro film, che usa il viaggio come rito di passaggio e crescita formativa avendo sullo sfondo eventi epocali ed ugualmente tratto da un’ opera letteraria: Alla rivoluzione sulla due cavalli (regia di Maurizio Sciarra e tratto dal libro di Marco Ferrari) si descrive un viaggio da Parigi al Portogallo per partecipare alla Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1975. Ma se nel film “portoghese” un preciso orizzonte politico emerge dalle figure dei protagonisti, i nostri tre maturano consapevolezza ed empatia strada facendo. È il solco epocale che ha diviso gli anni ’70 dagli ’80 e i fratelli maggiori dai minori, ugualmente cresciuti nella “regione simbolo” che è (stata) l’Emilia Romagna.