Addio Dario Fo, l’ultimo giullare da Nobel

A tre anni di distanza dalla compagna d’arte e di vita Franca Rame, se n’è andato novantenne, la mattina del 13 ottobre, il grande affabulatore della scena che ha galoppato per i palcoscenici d’Italia e oltre, con una vena d’attore stretta a quella dell’impegno politico. Da “Morte accidentale di un anarchico” al Nobel nel ’97...

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Tutta l’effervescenza giullaresca, il torrente di parole che gli è valso un Nobel nel 1997, l’immensa avventura teatrale di Dario Fo, si è fermata oggi per problemi respiratori all’ospedale Sacco di Milano.

A novant’anni compiuti, se ne va così il grande affabulatore della scena, a tre anni di distanza dall’amatissima compagna d’arte, di vita e di lotta, Franca Rame, con la quale aveva firmato la gran parte del suo repertorio teatrale.

I colori e le architetture appresi negli anni di studio all’Accademia di Brera, Fo li aveva quasi subito trasferiti su canovaccio, galoppando per i palcoscenici d’Italia con una vena d’attore stretta a quella dell’impegno politico.

A cominciare da Morte accidentale di un anarchico, che già indicava apertamente le direzioni predilette dal regista, attore e autore, seguite poi per tutta la carriera, nonostante una controversa parentesi repubblichina in gioventù.

Il successo e il riconoscimento popolare arriva fin dal 1969 con Mistero Buffo, dove Fo reinventa la giullarata, satira pungente contro il potere imbastita in un melting pot di suoni e dialetti – il grammelot – che diventò la sua cifra di stile e linguaggio doc per battaglie a favore degli oppressi.

Nel suo fluviale carnet di polivalente artista, sul grande schermo figura il film che Carlo Lizzani gli disegnò addosso, Lo svitato, e il buon riscontro avuto dalla versione a cartoni animati di Johan Padan a la descoverta de le Americhe dal suo lavoro teatrale. Ma l’intero corpus del suo divenire teatrale è stato registrato e pubblicato (per esempio da l’Unità, che ne promosse l’intera serie teatrale). A memoria di un uomo che fu grammelot egli stesso di molte arti.