Addio Elsa, mia Zobeida disegnata da Erté, ti sei presa l’eternità del cinema

Il celebre regista Luigi Faccini ricorda Elsa Martinelli, la grande attrice scomparsa ad 82 anni l’8 luglio. L’ha diretta ne “Il garofano rosso” (1976) dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini, nei panni di Zobeida “per nulla puttana di quindicina ma elegante e incognita figura spionistica, giocosa messaggera di un tempo a venire. Elsa non era soltanto quella che indossava clamorosi anelli di Bulgari, Elsa era una persona intelligente il cui glamour, per fortuna, resta imprigionato nei film interpretati”…

Elsa Martinelli con Miguel Bosè in “Il garofano rosso”

Quando la bellezza è mistero e l’androginia è il crogiolo di ogni femminilità: questo fu Elsa quando la conobbi, stilizzata e carnale, mentre faceva evaporare champagne dalla coppa che impugnava, fissandomi, come a decifrare il labirinto cinema di cui, in quel momento, ero il portatore.

È o non è cinema vero?! Si chiedeva, palesemente, sul mio proporle la Zobeida di Garofano rosso, per nulla puttana di quindicina come quella del romanzo di Vittorini al quale mi ispiravo, ma una elegante e incognita figura spionistica, giocosa messaggera di un tempo a venire.

Fu l’ultima volta che un’ attrice, una diva, mi offrì champagne durante un incontro preliminare (non ci furono provini…). Veniva da un altro mondo, Elsa. Passata per le mani di Orson Welles e Howard Hawks. Del lungo bacio nell’acqua corrente tra lei e Kirk Douglas le parlai, come bella e selvatica indiana approdata a Hollywood dalla provinciale Italia.

Le dissi che la pensavo come una figura liberty disegnata da Erté. E direi che ci volemmo palesemente bene, tanto da prendersi il film, denudandosi volentieri e perfino facendo flebo intensive perché il suo piccolo seno, dal capezzolo scuro, maschile, tornasse desiderabile allo sguardo.

Elsa ha sempre amato il film che facemmo insieme e un grande dispiacere fu quando mi fu scippato il progetto da Fosca di Tarchetti privandomi del piacere di regalarle una protagonista assoluta. Elsa non era soltanto quella che indossava clamorosi anelli di Bulgari, Elsa era una persona intelligente il cui glamour, per fortuna, resta imprigionato nei film interpretati.

Ti sei presa l’eternità, Elsa, seppure con la e minuscola, l’eternità del cinema. Con mucho amor, querida.