Addio Peter Del Monte. Il regista che amava le donne
In uno dei suoi ultimi titoli, La ballata del lavavetri (1998) liberamente ispirato al romanzo di Edoardo Albinati (Il polacco lavatore di vetri) si era dimostrato tra i primi registi a rivolgere lo sguardo verso il mondo dei migranti, soprattutto quelli dell’Est, così poco frequentato dal cinema italiano di allora, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune che ha sempre caratterizzato il suo essere autore.
È morto il 31 maggio, a Roma, dopo una lunga malattia il regista Peter Del Monte. Aveva 77 anni ed era nato a San Francisco (il 29 luglio 1943). Prima di arrivare al cinema ha firmato per la tv una versione del foscoliano Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1973) mettendo subito in luce un suo gusto per le ambientazioni e per la scrittura dei personaggi.
Quelli femminili soprattutto che affronterà fin dall’esordio, Irene Irene (1975) e continerà ad approfondire magari nel confronto tra culture e classi sociali agli antipodi (L’altra donna, 1980), nelle tante vite di una giovane vedova (Giulia e Giulia, 1987), nell’amore incestuoso di due gemelli (Invito al viaggio, 1983), o ancora nell’affetto curioso di un ragazzino per la sua baby sitter (Valeria Golino nel folgorante Piccoli fuochi, 1985) o meglio ancora nell’emozionante incontro tra un anziano e smemorato professore (Michel Piccoli) e una ragazzina fragile e torva (Asia Argento) in Compagna di viaggio (1996).
Tra i suoi ultimi lavori, Controvento (2000), Nelle tue mani (2007) e Nessuno mi pettina bene come il vento (2014), titolo preso in prestito da un aforisma di Alda Merini. Una lunga filmografia quella di Peter Del Monte che avrebbe sicuramente meritato più attenzione.
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