Addio Quino, il papà di Mafalda, la piccola contestatrice di professione

Con quel suo caschetto nero, l’ironia prorompente, arrabbiata, in continua polemica con gli adulti e la loro gestione del mondo. Mafalda piange il suo papà: Quino, nome d’arte del disegnatore argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón, che si è spento il 30 settembre a 88 anni per le conseguenze di un ictus.

Tradotto in 35 lingue il fumettista è conosciuto in tutto il mondo per quelle sue strisce con protagonista quella bambina, nata in origine, pensate un po’ per la pubblicità di una lavatrice . “Quino è morto. Tutte le brave persone del paese e del mondo lo piangeranno” ha detto il suo editore storico Daniel Jorge Divinsky.

“Mafalda – scrive Umberto Eco nel 1969 nella prefazione al volume Mafalda la contestataria (Bompiani) – è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è. Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori”.

Le sue avventure arrivarono al cinema con un film argentino che non lasciò soddisfatto Quino, e fu anche protagonista di due serie d’animazione. Al momento del golpe (1976), Quino si trasferì in Italia, tornando nel suo paese dal ’79 prima per brevi periodi, poi sempre più frequentemente. Su quel periodo oscuro dell’Argentina disse: “Se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una ‘desaparecida’ in più. – disse in un’intervista all’ANSA -. Non sarebbe sopravvissuta per il semplice fatto che aveva un cervello critico. Molta gente è scomparsa solo per questo e tra di loro moltissimi sono stati i giornalisti”.