Ancora villette per i gemelli D’Innocenzo. Ma stavolta finiscono in cantina e arrivano in sala

In sala (per Vision Distribution) “America Latina” dei gemelli D’Innocenzo passato in concorso a Venezia 78.  Un film assai sconclusionato nonostante gli sforzi di Elio Germano nuovamente protagonista dopo il fortunato “Favolacce”, qui nei panni di un dentista dal lato oscuro molto pronunciato. E inquilino di una villetta nell’orrido stile locale pontino neo-ricco post-bonifica, che fa la passione dei registi …

Sono Fuori di Testa, ma diversa da Loro.
Loro sono i gemelli D’Innocenzo e io il loro terzo film non lo capisco.

Non perché il tema dell’oscuro che è dentro di noi, presente da secoli nella letteratura e nel cinema da quando è venuto al mondo, non mi sia più che chiaro.

Il fatto è che in questa America Latina, se ci vogliamo allargare, direi più Pontina, nonostante gli sforzi di Elio Germano, per l’occasione orgogliosamente pelato, mi sembra assai sconclusionato.

La villetta, in cui vive con le due graziose figlie e la moglie affettuosa, è nell’orrido stile locale neo-ricco post-bonifica. Con piscina e larga rampa che porta al primo piano come per un accesso da cavalli d’epoca.
In questo caso frequentata al galoppo dai cani del protagonista: un dentista che ogni tanto sbevazza con un amico barbuto.

Tra un sorso e l’altro l’amico gli chiede interessato se si scopa la sua bionda igienista dentale, come, da Berlusconi in poi, si pensa quasi doveroso.

Il nostro lo guarda scandalizzato. No, queste cose lui non le fa.

Sarà per questo – oltre al fatto scandaloso che non tradisce la moglie, che si commuove di frequente, ama le sue belle figlie e va’ a trovare doverosamente un padre stronzo che lo provoca e insulta per spillargli denaro, che va’ fuori di testa?

Non si sa. O forse si. Quello che scopriremo è che lui il proprio oscuro lo trova nella sua cantina: tra una caterva d’immondizia c’è una ragazza legata ad un palo. Da qui comincia la sua scalata verso il basso, fatta di dubbi, smemoratezza e défaillances.

Da dove viene? chi ce l’ha portata? Lo scoprirà chi vedrà il film. Se in grado di superare i primi piani sui dettagli di nasi, occhi, nuche, orecchie, con uso da entomologo di camera, di cui è costellata quest’America Latina-Pontina.

Inoltre lo scarso relax che nessuno riesce a non avere quando è sdraiato in poltrona sotto i ferri del dentista, solo l’idea che possa essere, come questo, fuori di testa, lo farebbe scappare a gambe levate.

In ogni modo, a proposito di oscuro, villette di neoricchi e seminterrati, senza citare il passato, mi viene in mente Parasite, meraviglioso film sud coreano di Bong Joon-ho. O L’avversario di Emanuel Carrère, per la letteratura.
Non c’è confronto.