Anna Karenina sopra al treno. Viaggio doc fra teatro e vita di un’attrice spericolata
Il 10 aprile al cinema Farnese di Roma (ore 18.30) “Anna Karenina & I“, camaleontico viaggio in treno nel mondo dell’eroina di Tolstoj, interpretata dall’attrice norvegese Gørild Mauseth, ripresa in un doc dal marito regista, Tommaso Mottola. Un gioco di specchi vertiginoso, orlato dalla voce pensosa di Liam Neeson, in cui la vita privata dell’attrice si mescola col personaggio letterario, in un corpo a corpo con suoni e parole sconosciute, poiché stavolta recita in russo …
Anna Karenina c’est moi!, potrebbe dire a ragion veduta Gørild Mauseth, attrice che ha affrontato un viaggio immersivo dai fiordi della natia Norvegia a Vladivostok nella profonda Russia per interpretare l’eroina di Tolstoj. Ripetendo un’impresa più volte affrontata a teatro con successo nel suo paese, ma stavolta in russo.
Un corpo a corpo con suoni e parole e una lingua a lei sconosciuta, cercando di estrarne il senso del personaggio durante la traversata in treno – mezzo e metafora finale dell’impresa – e le frequenti soste nei luoghi di Tolstoj e di Karenina.
La mission (im)possible è diventata un docufilm – Anna Karenina & I – sotto la regia e la cinepresa occhiuta di Tommaso Mottola – che è anche suo marito -, intento a montare un ritratto intenso dell’attrice norvegese, con lunghi primi piani, sfondi nordici, alternandolo agli incontri e ai luoghi attraversati.
In un tempo rarefatto – orlato dalla voce pensosa di Liam Neeson, che dà respiro a quella dello scrittore russo – Gørild è spesso vestita da Anna Karenina con corsetti e gonne lunghe di raso, con passo ansioso sulle banchine del treno durante le pause. O chiusa in uno scompartimento, intenta a ripassare le battute del testo mentre un’assistente le corregge la dizione e insieme cerca di domare la capigliatura possente di capelli neri in grosse trecce. Intorno a lei, come un folletto danzante, il figlio cinquenne, quasi a rispecchiare la vita dell’altra donna, di carta.
È un gioco di specchi vertiginoso, dove a tratti si potrebbe sprofondare. La passione impetuosa per Vronski che ha spinto Anna a gettare la sua identità di madre e di sposa e, infine, la sua stessa vita. La passione di Gørild per il teatro, la scelta estrema di incarnare Karenina fino al midollo.
Indossarne i vestiti e l’anima insieme. Respirare la stessa aria di Pietroburgo, bagnarsi nuda nelle acque nordiche con altre due compagne d’avventura come in un battesimo rituale. Infine misurarsi con l’approdo ultimo, il teatro di Vladivostok. E la recita in russo come un tuffo nel vuoto.
È qui che il viaggio di apprendistato di Gørild trova la sua vera meta, dove lo studio del personaggio si rivela percorso di conoscenza di sé. A ritroso, nel tempo, nella stessa biografia dell’attrice prima di diventare tale, quando era adolescente e faceva la calciatrice prima di un incidente quasi fatale. Lo sguardo indietro a quella frattura diventa risanatore, ricongiunge le parti divise. Il teatro e il suo doppio, la vita, tornano una cosa sola.
Anna Karenina & I è un album di istanti che si ricompone sul finale, sullo sfondo di un tramonto su un fiordo. Caleidoscopico e schizzato all’inizio, su un treno in corsa. E poi vibrante, sempre più suggestivo quando si inoltra tra le quinte del teatro. Dove, infatti, comincia la sua rappresentazione: prima a Roma al teatro Argentina, dove ha aperto la sua tournée italiana, quindi al Franco Parenti di Milano e infine il prossimo 18 marzo al Mercadante di Napoli per poi passare alle sale cinematografiche.
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