Apettando Bookciak, Azione! cominciamo dai libri. Quella ninna nanna che attraversa l’oceano

Vi presentiamo “Ninna nanna delle mosche” quinto romanzo di Alessio Arena (Fandango 2021) tra i libri vincitori di Bookciak Legge. Alle sue pagine saranno ispirati i bookciak 2022 di cui scopriremo i vincitori il 30 agosto al Festival di Venezia. Una storia d’amore tra giovanotti ambientata tra Cile e Lucania degli anni Venti. Riti magici, ninne nanne, superstizioni e uno sciame di mosche che sparisce al tramonto a segnare il tempo. Romanzo molto cinematografico, ricco di belle immagini e una splendida apertura …

Quanto siano importanti le ninna nanne, specie per chi ha avuto la fortuna di sentirle da chi li ha messi al mondo, ce l’ha cantato, riferendosi alla sua, ma anche a tutte le mamme del suo paese, anche Oleg Psyuk, leader del gruppo ucraino della Kalush Orchestra che si è portato con gioia, dall’Eurovison Song Contest 2022 di Torino alla sua terra, devastata dal delirio di un anziano dittatore, una splendida vittoria con Stefania.

Quella che ci racconta o canta Alessio Arena – napoletano trentottenne, premiato cantautore, autore e interprete di quattro album plurilingue, e scrittore – l’accosta a un fastidioso insetto scuro che porta, per magia, il nome della capitale dello spietato dittatore.

In Ninna nanna delle mosche, suo quinto romanzo edito da Fandango libri nel 2021, insieme ai due protagonisti di una più che romantica storia d’amore tra giovanotti, c’è anche una creatura dagli occhi di cristallo che delle ninne nanne ha fatto la sua professione: una ninnanannara che, con un chitarrino e la sua voce melodica, placava le ansie della sua bambina, che non riusciva ancora a aprire gli occhi al mondo, e riportava il desiderio alle coppie che, per ragioni che scoprirete leggendo, avevan perso la voglia di fare l’amore.

Siamo negli anni venti, epoca in cui in Europa i due crescenti mostri, a suon di “saluti che fendevano l’aria come lance invisibili” pianificavano gli orrori nazifascisti e gli italiani più affamati emigravano altrove.

Arena ambienta la sua storia, con viaggio alterno di capitoli, tra Lucania e Nord del Cile, terre sorelle per sisma: la prima squarciata in due da un terremoto, l’altra zeppa di scosse perché è il paese più lungo: detta “coda del mondo e che per questo si muove sempre, come quella di un animale”.

La storia si apre a Palmira paesotto della Lucania con accesso da vertigine dove si arrampica il postino dell’epoca per consegnare una lettera che don Silvano dovrà dare a Berto il bel fornaio col viso da bambino e spalle grosse da Giosafatte.

Posta che arriva dal Nord del Cile, che, come tutte le altre, don Silvano si guarderà bene dal recapitare.
La spedisce Gennaro amico fulvo dell’adolescenza del fornaio, suo compagno nel vizio dei libri, e poi suo grande amore che il terremoto che li coglie in flagrante e la violenza di un fascista ha costretto a scappare.

Già perché allora, come oggi nella chiesa russortodossa, l’omosessualità era considerata un orribile male da stroncare.
Mentre si snoda il racconto – ricco di riti magici, superstizioni di magiare, placente riempite d’acqua di fiume per produrre latte, navi dirette verso la Merica zeppe di bestie da circo come un’arca di Noè – anche lo sciame di mosche segna il tempo. Sparendo al tramonto. Mentre un artista-giornalista, creduto un po’ fuori di testa, disegna e crea i suoi quadretti informativi ed effimeri proprio con mosche morte.

Romanzo molto cinematografico, ricco di belle immagini e una splendida apertura e finalmente non scritto, come purtroppo molti libri di giovani autori, come già un’ammiccante sceneggiatura.
Qui è infatti solo nei dialoghi, non nel racconto, ricco di suggestivi panorami ed eventi, il suo unico punto debole.

Forse però la mia è una critica utile solo per rispondere alla domanda che nel libro si pone il bel Berto “Tutte streghe le femmine? Tutte maciare capaci di rompere le apparenze, di vedere dove non ci sta luce e, soprattutto di togliere le maschere agli uomini?”