La guerra vista dai civili. “Mariupolis 2”, doc-testamento di Kvedaravicius, commuove Cannes
Passato tra le proiezioni speciali di Cannes “Mariupolis 2″, emozionante doc-testamento di Mantas Kvedaravicius, il regista lituano ucciso dai russi lo scorso aprile mentre stava girando. Due ore di presa diretta al cuore del conflitto. Dove il punto di vista è quello dei civili, le vere vittime di (qualsiasi) guerra …
Di armi non se ne vede neanche una. Ma è la distruzione che stanno causando ad essere evidente. Il cratere lasciato da una bomba che ha distrutto la casa costruita coi risparmi di una vita. Macerie ovunque, cadaveri in mezzo ai cortili, rifugi di fortuna e il costante rumore delle raffiche e dei mortai. Ad ogni colpo è un sussulto, mentre sullo sfondo, spettrale, il profilo delle acciaierie Azovstal diventate il simbolo della resistenza ucraina.
È un ritorno a Mariupol tragico quello mostrato qui a Cannes nell’opera-testamento di Mantas Kvedaravicius, il regista lituano ucciso dalle truppe russe lo scorso aprile (aveva 46 anni) proprio mentre stava girando il seguito di quel suo primo, coraggioso, documentario (Mariupolis) dedicato alla città martire ucraina che aveva raccontato nel 2015 quando la guerra del Donbass non aveva ancora raggiunto le cronache occidentali.
Oggi a portare al Festival questa sua ultima testimonianza è Hanna Bilobrova, la fidanzata del regista ucciso che è riuscita a mettere in salvo il girato, affidato alla collaboratrice di sempre Dounia Sichov a cui si deve il prezioso montaggio. Il risultato è Mariupolis 2, un toccante e potente viaggio all’inferno così come è la guerra vista dai civili, subita nel quotidiano.
Poche inquadrature, la telecamera quasi fissa a scrutare oltre la porta di quella chiesa dove hanno trovato rifugio un gruppo di donne, anziani, bambini. Una comunità che cerca di sfuggire alle bombe che nel frattempo hanno già distrutto le loro case. Là fuori si spara. Si sentono i colpi, in lontananza fumi neri si alzano al cielo e le vibrazioni pesanti dei carri armati, anch’essi non si vedono, ma costuiscono l’angoscioso repertorio sonoro di questo racconto a cuore aperto dell’orrore.
Là dentro, nella chiesa rimasta ancora in piedi, si organizzano pasti per il gruppo. Nel pentolone, sul fuoco accesso col legno delle macerie, bollono zuppe di patate. C’è persino chi apparecchia per i più anziani, chi spazza via le macerie dal cortile e in tanti sono a pregare. Assediati nel loro rifugio guardano fuori, quella coppia di piccioni che invece vanno liberi sui tetti. Per loro c’è anche un po’ di grano nonostante il cibo scarseggi per tutti. Come pure per il cane di quell’uomo rimasto solo che lo segue ovunque.
È la vita che continua nonostante tutto. Come il cinema di Mantas Kvedaravicius che continua a testimoniare la follia della guerra. Dove non ci sono buoni o cattivi ma solo i civili che la subiscono e che sono le vittime. Mariupolis 2 racconta questo.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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