Occhio ai cellullari vi renderanno zombie. Parola di Stephen King

Dall’omonimo romanzo del celebre scrittore arriva “Cell”, il film di Tod Williams in sala dal 13 luglio per Notorious Pictures. La fine del mondo è alle porte a causa di una terribile epidemia: i cellulari trasformano gli uomini in zombie. Distopia horror dall’evidente simbolismo, ormai persino datata…

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Stephen King è sempre stato calamita per il cinema. Impossibile (e superfluo) ricordare ogni adattamento, basti rilevare che l’elenco contiene tutto, tanti registi, molti generi e qualunque risultato, dal più alto al fallimentare, dal cinema d’autore a quello commerciale, dal rispetto filologico al tradimento della fonte.

King è Carrie – Lo sguardo di Satana di Brian De Palma, prima traduzione cinematografica del 1976, è Kubrick e Carpenter, ovviamente, ma anche i dimenticati Fenomeni paranormali incontrollabili (Mark L. Lester, 1984, tratto da L’incendiaria) o I vampiri di Salem’s Lot (Larry Cohen, 1987) e così via. Successi e flop, interpretazioni complesse della scrittura kinghiana e allestimenti superficiali.

Un particolare essenziale è introdotto dalle trasposizioni a cui l’autore mette mano. Qui la lista si riduce sensibilmente: Stephen King ha sceneggiato personalmente per il cinema due episodi di Creepshow di George A. Romero (1982), L’occhio del gatto di Lewis Teague (1985), Unico indizio: la luna piena di Daniel Attias (1985), Pet Sematary di Mary Lambert (1989), I sonnambuli di Mick Garris (1992). E infine Cell di Tod Williams, dal 13 luglio nelle sale italiane per Notorious Pictures.

Tratto dall’omonimo romanzo uscito nel 2006 (Sperling & Kupfer, pp. 502), Cell doveva essere inizialmente diretto da Eli Roth, poi il progetto è sfumato e la produzione ha scelto Tod Williams, proveniente dalla “factory” di Paranormal Activity di cui ha diretto il secondo episodio. 010978882006HIG_1_227X349_exactKing ha adattato il suo stesso romanzo insieme allo sceneggiatore di professione Adam Alleca.

Il racconto è imperniato su una distopia horror che sfocia presto nell’apocalittico: Clay Riddell (John Cusack) è un disegnatore di fumetti in crisi con la moglie, di passaggio all’aeroporto di Boston. Intorno a lui, all’improvviso, scatta un’esplosione di follia che innesca lo sterminio: chiunque parli al cellulare è improvvisamente impazzito e uccide senza pietà. Clay è salvato dal suo “rifiuto” del cellulare, dal suo essere analogico (non a caso è un cartoonist, lavora con le matite) che lo porta a sopravvivere all’epidemia: dinanzi alla possibile fine della civiltà, egli stringe alleanza col nero Tom (Samuel L. Jackson) e l’adolescente Alice (Isabelle Fuhrman). L’obiettivo è restare vivi e soprattutto, come insegna il familismo americano, trovare i propri cari per portarli in salvo.

Il cellulare che rende mostri e prepara l’armageddon è forse uno dei simbolismi più solari del King contemporaneo: da uno spunto non nuovo (il cellulare come elemento horror è stato anticipato da molti, anche dal cinema orientale di inizio millennio, vedi Phone di Ahn Byeong-ki, 2004), si intavola una metafora leggibile e immediata, secondo il topos della società divisa tra resistenti e folli (“telepazzi” nell’edizione italiana del libro: in originale “flock-killers”, gregge assassino) con i superstiti impegnati a combattere la maggioranza e – dato lo scenario – probabilmente votati alla sconfitta. Non c’è giudizio sull’invasività della tecnologia, è un dato di fatto manipolato per innescare il genere.

Da parte sua, Tod Williams costruisce visivamente i telepazzi come zombie: caracollanti e lobotomizzati, seguendo la norma dell’action, è spesso arduo riconoscerli a prima vista con i personaggi che si interrogano sul presunto pericolo.

Tra Romero e Dick, tra contagion movie e fine del mondo, Clay – come spesso accade nell’autore – realizzerà che ila minaccia non è solo all’esterno ma dentro di sé, e dunque occorre affrontare l’orrore mentale che si concretizza.

L’intreccio scorre verso la conclusione confermando un King minore da cui – forse inevitabilmente – si ottiene un piccolo film. Finale diverso rispetto al romanzo, cambiato dallo stesso scrittore in sede di sceneggiatura. Annotazione extracinematografica a margine: nell’epoca dell’horror su Skype (Unfriended di Levan Gabriadze, 2014) e su Facebook (Friend Request di Simon Verhoeven, 2016) il cellulare che uccide suona persino datato.