“Corpi che si sfogliano”, quando l’Italia (maschilista) vedeva nudo. E leggeva “cineromanzi” sexy

“Corpi che si sfogliano. Cinema, generi e sessualità su “Cinesex” (1969-1974)”, Edizioni ETS è il libro di Giovanna Maina che sarà presentato giovedì 19 settembre alla libreria “Magie letterarie” de La Maddalena (ore 18.45), nell’ambito degli apericena organizzati col premio Solinas e il premio Bookciak, Azione! Una ricerca approfondita e godibile sull’universo popolare dei “cineromanzi” e in particolare su “Cinesex”, rivista con pubblicazione di film hard, in cui si rispecchiava l’Italia di fine Sessanta, maschilista e omofoba, in cui la liberazione sessuale poco o nulla aveva potuto nei confronti dell’universo femminile …

Immaginatevi un saggio di cinema sulla falsariga di Comizi d’amore, storica inchiesta sulla sessualità degli italiani firmata da Pasolini nel ’64. Aggiungete i più recenti studi critici sul quel mondo sommerso – fino almeno agli anni Novanta – dell’editoria popolare incentrata sul cinema nei suoi anni d’oro ed avrete un libro che è in sè un piccolo mondo a parte e una di riserva di curiosità che vanno ben oltre la cinefilia, toccando piuttosto – come nel doc del poeta corsaro appunto – pagine di costume e di storia italiana.

Stiamo parlando di Corpi che si sfogliano. Cinema, generi e sessualità su “Cinesex” (1969-1974), Edizioni ETS di Giovanna Maina, ricercatrice e studiosa di cinema che in questo testo, nato da un lungo studio universitario, ci accompagna nell’universo, sconosciuto ai molti, dei “cineromanzi”, sottogenere letterario “per signorine” che spopolò nelle edicole soprattutto negli anni Cinquanta. E che, arrivato al capolinea sul finire dei Sessanta, tentò il suo ultimo exploit, prima di sparire per sempre, indirizzandosi verso il pubblico maschile attraverso il cinema hard, complice la rivoluzione sessuale di quegli anni.

È il caso di Cinesex, infatti, il cineromanzo che Giovanna Maina prende in esame in modo approfondito, rendendo ancora più specifica la ricerca sul campo già portata avanti da Gianni Amelio insieme al critico Emiliano Morreale con Lo schermo di carta – Storia e storie dei cineromanzi, volume fotografico realizzato in occasione della mostra (Lo schermo di carta) al museo del cinema di Torino del 2007.

Parente stretto dei fotoromanzi, ma diversamente da questi interamente incentrato sul mondo della celluloide, il cineromanzo si caratterizzava per la publicazione dei fotogrammi dei film più in voga, senza troppe preoccupazioni per i diritti, con l’aggiunta delle didascalie, utilizzate anche come fumetto per le battute degli attori.

Erano pubblicazioni dal carattere popolare – per questo ignorate dagli studiosi fino ai tempi recenti -, espressione di una sottocultura che aveva la sua Stella Polare nel divismo, nei sogni di celluloide, quando il cinema viveva d’avvero i suoi anni d’oro e l’avvento della televisione – che l’avrebbe offuscato – era ancora di là da venire.

Cinesex, dicevano, meglio racconta Giovanna Maina nel suo libro, comincia le sue pubblicazioni quando l’estinzione del cineromanzo è ormai avviata. Potendo contare sulla cosidetta liberazione sessuale grazie alla quale l’Italia bigotta e moralista di un tempo si apprestava a “vedere nudo”, come quel grande osservatore del costume che fu Dino Risi, suggerì nel suo film del ’69, raccontando – a episodi – un paese ossesionato dal sesso.

Dello stesso anno è, infatti, la prima uscita di Cinesex, diretto da Enzo Branzoli, celebre cronista di Paese Sera all’epoca della dolce vita, che porterà avanti le pubblicazioni fno al maggio del ’72, per un totale di 62 numeri. Facendo di Cinesex la rivista più longeva del suo genere.

Applicando rigore scientifico ad un’indagine spesso dai tratti esilaranti, Maina analizza l’intera struttura del rotocalco, caraterizzata in primo piano dalla “pubblicazione” del film, il principale oggetto del desiderio del lettore, scelto tra i titoli sexy del momento, anche e soprattutto quelli censurati e ancor meglio stranieri e mai arrivati in Italia, qui restituiti in versione integrale. Si va così Da Brucia, ragazzo, brucia di Fernando Di Leo, Il sesso degli angeli di Ugo Liberatore, Lesbo di Edoardo Muraglia a Può una morta rivivere per amore? dello spagnolo Jesus Franco, Sexy Gang del francese Henry Jacques, Mia nipote la vergine del tedesco Eberhard Schroeder. Tutti titoli di quelli considerati un tempo di serie z ed ora rivalutati in blocco dai cultori del genere, sempre più numerosi.

Interessante è verificare il desiderio di elevare a dignità culturale Cinesex, corredandola, per esempio, di recensioni di film d’autore o cronache da festival cinefili. Quando non addirittura mostrando una vera e propria ossessione per la fonte letteraria che il recensore ostinato rivendica nel caso di Quando gli uomini amavano la clava di Sergio Corbucci (nella foto) ispirato ad Aristofane, ma anche arrivando al parossismo a proposito di Amori segreti di Romeo e Giulietta di Peter Perry jr, a cui viene attribuito il merito di completare l’opera del Bardo con l’aggiunta di particolari inediti sulla storica coppia di innamorati.

L’analisi si spinge ancora attraverso le varie rubriche come la posta di Emanuelle (tante anche le lettrici donne, sembrerebbe, un po’ tutte ninfomani o frigide), gli annunci di incontri o le cronache dal mondo a sfondo sessuale (come la signora che viene posseduta dal fantasma di Napoleone, o il pappagallo erotoname che rifà il verso agli amanti) in cui la fantasia dei redattori di Cinesex sembra esprimersi a ruota libera. Tanto che la stessa autrice mette in dubbio l’autenticità delle missive, pratica del resto in voga da sempre in molte redazioni, soprattutto di questo tipo.

Ma del resto quello su cui punta l’accurata ricerca di Giovanna Maina è la scoperta degli immaginari e quindi del contesto socio-culturale di quegli anni, di cui Cinesex è una palese espressione. Frutto cioè di un’Italia che, in barba ad ogni possibile rivoluzione sessuale, resta un paese profondamente maschilista, omofobo, in cui la sessualità delle donne è relegata agli stereotipi maschili in cui viene circoscoscritta ogni sua possibile manifestazione. Pasolini, insomma, aveva visto lungo anche in questo.