Quelli dei sottotitoli, anonimi, volontari e un po’ pirati. In un doc
Migliaia di adepti e milioni di follower che lavorano (spesso) la notte, in incognito come in una specie di associazione segreta. Sono i sottotitolatori delle serie tv che, appena disponibili in rete, vengono “tradotte” per il pubblico italiano. Lo fanno per passione, sono anonimi e un po’ pirati. Nel nostro Paese la comunità italiansubs.net conta 509mila iscritti. A raccontarci il loro mondo è “Sub Heroes”, il doc di Franco Dipietro disponibile su movieday, piattaforma di cinema on demand che permette di organizzare proiezioni al cinema…
Fansubbing, questo sconosciuto potrebbe essere il titolo di questo documentario che ci racconta il mondo dei sottotitolatori per passione, una specie di associazione segreta ma che ha migliaia di adepti e milioni di follower, come si dice nel gergo giovanilista dei social network.
Ma a differenza degli influencer dei social, i fansubber non sono glamour, non hanno nessuna voglia di apparire e se lo fanno si nascondo dietro nickname che tradiscono la loro preferenza per la penombra rispetto ai riflettori della scena: Pilø, Chiarachi, Gi0v3, klonni. E i milioni di follower mettono pochi like ma molta passione nel seguire, grazie a loro, le loro serie televisive preferite.
In settanta minuti Subs Heroes, questo il titolo vero del doc di Franco Dipietro, ci racconta uno dei tanti fenomeni nati e cresciuti con e grazie a Internet e ispirati allo spirito originario della rete: quello della condivisione, dello share alike, del creative commons.
Nati nei primi anni Duemila, sulla spinta della disponibilità in rete di film e serie tv già pochi minuti dopo la loro messa in onda originale, i gruppi di sottotitolatori più o meno anonimi sono stati strumentali per la diffusione quasi in tempo reale di prodotti televisivi o cinematografici che fino a poco tempo fa impiegavano anni prima di essere distribuiti fuori dall’area di diffusione primaria, quasi sempre gli States.
La storia che si racconta nel doc di Dipietro è quella della comunità italiansubs.net che, come ci dicono i titoli di coda, a settembre 2017 contava oltre 509mila iscritti e disponeva di oltre 73 mila file.srt, il più diffuso dei formati dei sottotitoli. Un numero enorme se consideriamo che l’Italia è uno dei paradisi del doppiaggio cinematografico.
Certo, alcuni dei doppiatori italiani hanno elevato il loro lavoro a livelli di grande maestria tecnica e artistica. Al confronto il doppiaggio dei francesi rasenta il patetico e i russi spesso usano ancora il voice over che racconta quello che si dice nei dialoghi, un metadialogo insomma.
Elisa Perego, dell’Università di Trieste, spiega in Subs Heroes la ragione autoritaria di questa “preferenza” italica: “il fascismo temeva le contaminazioni culturali e assieme alla cicoria succedaneo del caffè si servì i sottotitoli nei film. Così come la versione autarchica di Superman divenne Nembo Kid oppure l’Uomo di Acciaio”. Orrori della stupidità umana.
Certo, i sottotitoli hanno molti difetti. “È impossibile fare dei buoni sottotitoli” spiega una citazione video di Pier Paolo Pasolini inserita nel documentario. Ma in un mondo sempre più unitario (versione positiva della globalizzazione) sono una onesta soluzione alla babele di uno spazio umano diventato all’improvviso troppo piccolo.
Anche perché proprio Internet ci consente di vedere i nostri video o film preferiti con i sottotitoli italiani oppure, se siamo avventurosi, con quelli originali, il che toglie un ulteriore strato alla cipolla dell’incomunicabilità o della comunicabilità. Che a volte fa piangere ma per lo più ci rende almeno un po’ più felici.
Per info sul documentario vedi MovieDay, piattaforma di cinema on demand che permette di organizzare proiezioni al cinema…
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