Donne senza crisi di nervi. A Tel Aviv.

In sala dal 6 aprile (per Tucker Film), “Libere, disobbedienti, innamorate – In Between”, l’esordio di Maysaloun Hamoud, giovane stella del cinema mediorientale, che si è attirata le ire degli integralisti islamici e la prima fatwa palestinese dal 1948. Il dramma quotidiano di tre giovani donne che cercano una loro identità. Un buon film ma non il miracolo gridato da tutti…

Diciamolo apertamente: se Libere, disobbedienti, innamorate – In Between non venisse dal mondo arabo di Tel Aviv non avrebbe avuto tutta la risonanza che ha avuto. Un film “trasgressivo” perché racconta vite “normali” di donne “normali” in un contesto reazionario e maschilista come quello mediorientale, dove le donne non possono sfuggire allo stereotipo di madri “beate”, e felici  di “crescere i figli in casa” come, difatti, viene detto a una delle tre protagoniste dal futuro marito arabo.
Tre ragazze qualunque che hanno le loro idee, delle aspirazioni. Che semplicemente desiderano andare in discoteca, fumare, farsi le canne (qui la trasgressione è doppia), decidere se avere rapporti sessuali, amare altre donne, ma soprattutto pensare a un futuro che non sia legato alla sottomissione ad un uomo dentro casa e dietro a un velo.
Il film d’esordio di  Maysaloun Hamoud ha il pregio di voler togliere questo velo, non invisibile ma ben visibile dalle tenebre di qualche secolo fa. Di oscurantismo e di repressione, in cui una donna lesbica è considerata “malata” (ma del resto anche da noi non è stato diverso fino a pochi anni fa), ma al tempo stesso mostra i suoi limiti in una regia pulita, senza grandi guizzi, che non basta dunque a giustificare l’enorme successo riscontrato ai festival internazionali.
Nel complesso, però, non mancano momenti di grande cinema, vedi il post stupro, con le tre ragazze unite in bagno a lavare la vittima dal sudiciume che le è stato versato addosso con quella violenza vergognosa. Oppure la terribile cena  a casa dei genitori della ragazza lesbica, durante la quale presenta la sua compagna come un’amica qualsiasi, mentre tra gli ospiti c’è il futuro marito.
Ma sono perle isolate in un film che travolge da un punto di vista emotivo ma lascia indifferenti da un punto di vista filmico. Ritmo lento. Ripetizioni e forzature nella descrizione dei personaggi. Lungaggini nel mostrare “quest’altro mondo”, quasi ad aver paura di non essere capiti. Una regia non all’altezza di uno spaccato di vita sofferto e dolente che avrebbe voluto ben altra forza e ben altra sofferenza.