Fratelli di lotte e preghiere. Le “quaresime” doc di Peter Marcias

“Silenzi e Parole” di Peter Marcias in anteprima al Festival di Lecce (dal 3 all’8 aprile) e in sala dal 6 aprile (per Istituto Luce). Il documentario segue la quaresima dei frati cappuccini alternata alla “queeresima” del movimento gay, lesbo, bisex e transgender, quaranta giorni di impegno per i diritti degli omosessuali. Due comunità agli antipodi, ma solo in apparenza…

Da una parte la Quaresima dei frati cappuccini, dall’altra la Queeresima degli attivisti gay, lesbo, bisex e transgender. Silenzi e Parole di Peter Marcias è un film su una contrapposizione apparente.

In anteprima nazionale, mercoledì 5 aprile, al 18° Festival del Cinema Europeo di Lecce (dal 3 all’8 aprile con omaggi a Citto Maselli, Agnieszka Holland, Nuri Bilge Ceylan e Stephen Frears)  il documentario del regista di Oristano pedina due realtà in teoria antitetiche: la vita quotidiana dei frati nel convento di Sant’Ignazio e l’azione tenace dell’Arc, l’organizzazione sarda che promuove i diritti della comunità Lgbt, combattendo sul piano culturale e del volontariato. Entrambe le comunità si preparano alla Pasqua. Entrambe hanno il loro pubblico, i fedeli per i riti religiosi (silenzi) e gli attivisti per l’impegno del movimento gay (parole).

Il cineasta costruisce il documentario sul montaggio alternato, limpido e leggibile, intrecciando con semplicità le due realtà messe allo specchio. Se il film si dispiega su questo canovaccio, a ben vedere, l’intervento del regista si manifesta mediante l’accostamento di immagini che favoriscono una costruzione di senso: per esempio c’è un frate giovane, il più giovane, che riflette quasi esattamente gli attivisti, variando soltanto nelle forme e colori simbolo, passando dal saio alla bandiera arcobaleno.

La Queeresima si compone di quaranta giorni di attività divulgative sui temi dell’omosessualità, malattie sessualmente trasmissibili e omofobia, che culminano nella fiaccolata per le vie di Cagliari. Così Marcias filma la preparazione, attraverso le riunioni degli attivisti e i confronti sulle modalità dell’impegno, gli atti da compiere (come la distribuzione di preservativi) e i linguaggi da usare per incidere di più. Al loro “rumore” si oppone il silenzio di una lingua secolare, quella della Chiesa, la celebrazione dei suoi riti (come il lavaggio dei piedi) e il rispetto del mistero.

La contrapposizione però è solo apparente. I frati e i gay sono due facce della stessa medaglia, Marcias lo suggerisce attraverso il linguaggio: il racconto delle sofferenze di Cristo viene alternato all’elenco delle violenze subite dagli omosessuali nel mondo. I membri del movimento che si aiutano tra loro fanno rima con il frate “medico” che amorevolmente si prende cura dei più anziani.

Nella solidarietà reciproca, nell’attenzione verso l’altro, nella lezione civile essi sono la stessa cosa. Il doc parte dalla lontananza formale per poi dimostrare una prossimità di sostanza, oltre l’attivismo e la fede, che si attesta sul terreno concreto, nella solidità degli atti: l’eucarestia e la manifestazione restano distanti, certo, ma i fatti superano la differenza di pensiero e si incontrano nella medesima cura del prossimo. La teoria del film, palese e compatta, viene condotta fino in fondo.

Silenzi e Parole è un’opera semplice: ci racconta che gli opposti coincidono, che i contrari hanno punti in comune. È un queer movie e un film di Pasqua, altri due antipodi che si chiudono a fisarmonica e si toccano. “Al termine del viaggio ho scoperto una nuova concezione della democrazia”, dice Marcias, confermando un sospetto: il suo è anche un gesto politico.