Ferdinand, il toro pacifista amato da Thomas Mann e bruciato dai nazisti
In sala dal 21 dicembre (per Twenty Century Fox ), “Ferdinand”, il cartoon del talentuoso regista brasiliano Carlos Saldanha, ispirato ad un celebre libro per ragazzi, amato da personaggi come Thomas Mann, H. G. Wells, Gandhi, Franklin ed Eleanor Roosevelt. Ma all’epoca anche molto osteggiato (nella Spagna di Franco e dai nazisti) per il suo contenuto pacifista. Il toro Ferdinand, infatti, è tenero come un agnellino e il film diverte. Consigliato a tutti. Anche ai vegetariani…
La locandina italiana recita: «Toro scatenato, divertimento assicurato». Il divertimento c’è tutto, ma sullo scatenato qualcosa da obiettare ce l’abbiamo. Perché Ferdinand, il toro protagonista di questo nuovo e azzeccato cartoon uscito dalla fucina Blue Sky Studios (quella delle saghe dell’Era Glaciale e di Rio), prodotto dalla Twenty Century Fox Animation e firmato ancora una volta dal talentuoso regista brasiliano Carlos Saldanha, scatenato ci diventerà per forza.
La sua natura, infatti, a dispetto delle dimensioni gigantesche, è quella di un mite agnellino (non a caso la sua mascotte-spalla sarà una capretta). E la sua filosofia è quella che per vincere non bisogna necessariamente combattere e, soprattutto, non serve essere violenti.
Dura la vita, allora, per un toro con la passione per i fiori e la natura. Passione alla quale non resiste ma, quando a una fiera florovivaistica, provocato, ne combinerà di tutti i colori, la pagherà cara. Finirà catturato e deportato in un allevamento per tori da corrida dove la regola ferrea vuole che: o si domina o si è dominati; ovvero: o si diventa dei veri combattenti o si finisce al macello pronti a essere trasformati in bistecche. Lì incontrerà altri quattro torelli (Bones, Guapo, Valiente, Angus) con i quali dovrà gareggiare per contendersi la scelta, da parte del torero El Primero, che ammetterà il vincitore alla plaza de toros. Ferdinand, fedele alle sue idee, non vuole proprio combattere ma, novello Spartaco, vi sarà costretto per poter liberare e riscattare i suoi compagni di schiavitù.
Ferdinand è l’adattamento di un celebre libro per ragazzi scritto da Munro Leaf e illustrato da Robert Lawson nel 1936, La storia del toro Ferdinando. Un breve testo illustrato che conobbe una grande popolarità (pare fosse molto amato da personaggi come Thomas Mann, H. G. Wells, Gandhi, Franklin ed Eleanor Roosevelt).
Ancora oggi è uno dei libri per ragazzi più venduti e letti negli Usa e nei paesi di lingua inglese. Ma il libro, per la sua ideologia «pacifista» fu, all’epoca, anche molto osteggiato, considerato un’opera «sovversiva», censurato in Spagna dal regime franchista e bruciato dai nazisti. Da ricordare che un analogo adattamento animato del libro fu realizzato, già nel 1938, da Walt Disney e che il cortometraggio Ferdinand the Bull diretto da Dick Rickard vinse l’Oscar per il miglior soggetto per un cartoon.
Carlos Saldanha stempera le metafore politiche del testo adeguandolo allo spirito dei tempi, spruzzando qua e là un po’ di animalismo e ambientalismo (ma se gli si chiede se è vegetariano risponde di mangiare carne con gran gusto). Nel suo Ferdinand il regista ha puntato di più a far emergere i sentimenti individuali dei personaggi, cercando di allargare i punti di vista. Ecco perché, insiste, non bisogna giudicare le persone (o gli animali) dalle apparenze e rispettare la loro vera natura, anche se non coincide con le idee che ci siamo fatti. E alla domanda se gli piacerebbe che il suo film venisse proiettato alla Casa Bianca, alla presenza di Donald Trump, ha risposto: «Mi auguro che Trump abbia letto il libro ai suoi figli o che qualcuno glielo abbia letto. Ma, magari, lo interpreterebbe in un altro modo».
Usando una tavolozza di colori intonati alla Spagna (rossi, gialli, verdi) più sfumati e acquarellati rispetto ai brillanti colori primari usati nei cartoon della serie Rio (ambientati nella sua terra d’origine, il Brasile), Saldanha orchestra un film divertente e dinamico (ma senza esagerati parossismi), parla di buoni sentimenti ma non indulge a melensi sentimentalismi e sforna buffi characters animal-umani senza ridurli agli insopportabili animaletti che infestano altri cartoon. Fra tutti primeggiano i tre cavalli demenziali e molto snob che lo prendono in giro al suo arrivo nell’allevamento. Ferdinand è un buon antipasto per la scorpacciata animata tra Natale e Capodanno, tra cinema e tv, che consigliamo a tutti. Anche ai vegetariani.
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