“Guerra e pace” in tv: tanto spettacolo ma Tolstoj dov’è?
Stralci di gran letteratura trasformati in banalotta storia di poveri ricchi! È l’adattamento televisivo firmato BBC del capolavoro della letteratura ottocentesca, in onda per quattro venerdì (dal 16 settembre al 7 ottobre 2016) su laeffe (Sky canale 139). E intanto Feltrinelli lancia l’ hashtag #MaiLettoGuerraEPacePerché a caccia di nuovi lettori…

Come direbbe un buon romano, uno di quelli doc, del “bar dei Cesaroni” per intenderci, non potrebbe che usare una sola erre per questo sontuoso prodotto dalle immagini straordinariamente cinematografiche miscelate, però, ad un impianto narrativo assai povero e deprivato da quell’intensità poetica, drammatica, violenta, sommessa che qui diventa una “scommessa” mal riuscita di rendere al meglio uno dei pilastri portanti della letteratura russa e, più in generale, di tutto l’800.
Non sono sufficienti ambientazioni sfarzose, costumi scintillanti (fin troppo nella loro poca veridicità), attori di gran lustro (ma troppo gigioneggianti – vedi Stephen Rea), e ne, soprattutto, una regia corretta e di medio impatto visivo per dare dignità alle immortali pagine di Lev Tolstoj, ridotte ad un misero pamphlet d’appendice dallo scarso appeal.

Riflessioni di pancia? Riflessioni a caldo? No, vedemmo la serie nella sua uscita britannica e una volta tanto dobbiamo contestare un prodotto del miglior broadcast esistente, la BBC.
Ormai le trasposizioni letterarie di Orgoglio e pregiudizio sono un lontano ricordo, questo War and Peace si fa vedere con piacere ma manca totalmente di anima, tradendo l’assunto principale che fonde storia reale con fantasia, che dai grandi personaggi va a personaggi minori sempre con la stessa intensità e non bastano interpretazioni straordinarie come quella dell’immenso Brian Cox (il “nostro” attore), di un misurato Jim Broadbent, dell’algida e intensa Greta Scacchi, della seducente e bravissima protagonista Lily James.
Mentre sugli altri due protagonisti, maschili, vogliamo stendere un velo impietoso, esagerato uno (il sopravvalutato Paul Dano), granitico l’altro (Norton meno espressivo del monolite di Kubrick). Gli altri dai più ai meno famosi su discreti standard.
Ma al di là degli interpreti manca, come suddetto, regia e sceneggiatura che tendono a banalizzare una delle opere più complesse dell’800. Un affresco sulla campagna napoleonica e su una già decadente nobiltà russa si riduce ad un romanzetto d’appendice tradendo sia Tolstoj sia la tradizione di qualità della BBC.
Un prodotto che sembra ricordare più certe serie televisive americane strappalacrime che le grandi produzioni inglesi. 382 minuti di noia pura riscattati da alcuni momenti di spettacolari battaglie.
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