Il filosofo e la parrucchiera

Lei e lui, opposti in tutto, si “innamorano”. Lo scrittore francese Philippe Vilain prosegue le sue riflessioni sul “discorso amoroso” col nuovo romanzo “Non il suo tipo”. E il regista belga Lucas Belvaux ne ha già fatto un film, da non perdere…

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Loic Corbery e Emilie Dequenne in “Sarà il mio tipo?”

Un intellettuale parigino, insegnate di filosofia, scrittore cupo e pieno di dubbi e una bella ragazza di provincia, una parrucchiera, cresciuta a romanzi rosa, karaoke e film americani. Si possono immaginare due mondi più distanti? L’assunto potrebbe essere quello di una commedia facile facile con lieto fine e buoni sentimenti, dove l’amore trionfa sopra ad ogni pregiudizio. Invece, Sarà il mio tipo? del belga Lucas Belvaux, è una delicata e malinconica riflessione sull’amore, erede, per certi versi, dell’immaginario rohmeriano, che prende per mano lo spettatore accompagnandolo nelle vite dei protagonisti senza giudizi, ma soprattutto “pregiudizi”.

Alla base, del resto, c’è la scrittura di un vero esperto del “ramo”: Philippe Vilain, apprezzato scrittore francese – tradotto in Italia da Gremese – che alle questioni amorose ha dedicato, praticamente, tutta la sua opera. Fin dall’esordio, L’Etreinte (Gallimard, 1997), in cui indaga la gelosia, il quarantaseinne scrittore parigino ha affrontato di volta in volta, in quest’ambito, il tema dell’adulterio (La moglie infedele, Gremese), la paternità (Falso padre, Gremese), la differenza d’età (L’Eté à Dresde, Gallimard, 2003), e ancora le differenze sociali in Le Renoncement (Gallimard, 2001), di cui quest’ultimo, Non il suo tipo (Gremese edizioni), può essere letto come una rivisitazione romanzata e malinconica, in cui cerca di distaccarsi, almeno apparentemente, dall’autobiografismo che l’ha caratterizzato fin qui.

Lucas Belvaux, il regista, che per questo adattamento ha vinto un premio Magritte, segue il testo letterario abbandonando la narrazione in prima persona e scegliendo due interpreti straordinari: la Rosetta dei Dardenne, qui adulta e bellissima, Emilie Dequenne e Loic Corbery della Comedie Française. Due mondi opposti, dicevamo. “La filosofia è uno sport da combattimento. Un’arte marziale. È il miglior modo di non farsi manipolare. Di non far vendere pezzi del nostro cervello a dei mercanti di bevande, di vestiti, di orologi”, spiega Clément, il giovane prof di filosofia ai suoi annoiati studenti di provincia. “Prima di fare la parrucchiera… volevo fare la parrucchiera”, confessa sorridente la bella Jennifer al primo appuntamento, che al contrario impazzisce per Jennifer Aniston e la musica pop. La storia si svolge ad Arras, un piccolo centro al Nord di Parigi dove Clément è stato trasferito d’ufficio. Per lui parigino doc, strittore, perennemente in completo nero, abituato a salotti e ritrovi intello, è come essere finito in galera. Alle spalle ha l’ennesima separazione, perché come teorizza, anche nei suoi romanzi, l'”amore non deve diventare una prigione”. Così, nel tentativo di sopravvivere alla “deportazione” incrocia la bella e vitale parrucchiera Jennifer, madre separata, amante di romanzi rosa e oroscopi. Un incontro che, sicuramente a Parigi non avrebbe cercato, ma che sotto il cielo della provincia assume i toni della scoperta e dell’analisi interiore. Tra i “suoi” Kant e Dostoevskij e le serate di karaoke di lei, i due iniziano una relazione, sulla carta, senza futuro. Eppure qualcosa succede. Entrambi si sforzano di vincire i rispettivi pregiudizi, lui prova a ballare, lei a leggere Kant. Scambiandosi pezzetti di vita, con circospezione. Attraverso dialoghi folgoranti e una narrazione morbida, leggera, che tocca le corde dell’ironia e della malinconia, Sarà il mio tipo? ci offre quasi un piccolo “conte philosophique” sull’amore e sulla paura di viverlo.