La cameriera e l’aristocratico. “Secret Love” il melodramma (incerto) di Eva Husson

In sala dal 20 luglio (per Lucky Red) “Secret Love” il nuovo film della francese Eva Husson ispirato al romanzo dello scrittore britannico Graham Swift. L’amore segreto di una cameriera e un giovane aristocratico raccontato nell’arco di una giornata di festa, mentre la famiglia di lui e della sua promessa sposa lo attendono per il pic nic. Centrale il contesto sociale, l’insormontabile differenza di classe e i lutti imposti dalla guerra. Cast di altissimo livello, ma eccesso di calligrafismo …

È la domenica 30 marzo 1924, il “Mothering Sunday”. Un giorno di vacanza per le cameriere e il personale di servizio inglese, durante il quale la servitù delle famiglie agiate ha una giornata di libertà da trascorrere con le proprie famiglie. Jane Fairchild, una ragazza di ventidue anni, abbandonata alla nascita e cresciuta in orfanotrofio è la cameriera della famiglia Niven, nel Berkshire.
Non avendo né madre né padre, decide di trascorrere il giorno di festa visitando i piacevoli paesaggi della campagna circostante in sella alla sua bicicletta. Si sa che se squilla il telefono in una casa aristocratica risponderà sicuramente la cameriera e così dall’altra parte del filo Jane riceve l’invito (convocazione?) del suo amore segreto Paul Sheringham, un giovane aristocratico che vive nella tenuta vicina, di cui Jane è innamorata e amante da anni nonostante lui sia in procinto di sposare un’amica d’infanzia, figlia di amici di famiglia.
In quel giorno di festa dove per la prima volta Paul, approfittando dell’assenza dei genitori impegnati in un pic nic assieme ai Niven e alla famiglia della futura sposa, la riceve in casa dove Jane si aggira lasciando tracce di sé assaporando una sembianza di normalità pur senza illusioni né promesse. Quello, però, sarà anche il giorno nel quale cambierà il destino della protagonista…
Secret Love, il film del 2021 del quale stiamo parlando, è stato presentato a Cannes 74 nella sezione Première e alla Festa del cinema di Roma e che arriva ora in sala.  Diretto da Eva Husson, già regista di Bang Gang – A Modern Love Story (2015) e Les filles du soleil (2018), è tratto dal libro di Graham Swift, Mothering Sunday. A Romance (2016 – uscito in Italia col titolo Un giorno di festa. Una storia d’amore, ed. Neri Pozza, 2016).
In questo ultimo lavoro la Husson si trova a poter lavorare con un cast di altissimo livello a partire dalla protagonista Odessa Young e da Olivia Colman e Colin Firth, i signori Niven. Ma anche l’amante di Jane, interpretato da Josh O’Connor e per non dire dei camei di Glenda Jackson – al ritorno sullo schermo dopo vent’anni di assenza – che interpreta la protagonista in età avanzata.
La bravura della Colman e di Firth è fuori discussione ma si conferma nelle scene dove danno forma a quel dolore sordo che sigilla ermeticamente quel che resta delle loro vite e di quelle degli Sheringham dopo la morte dei figli nella Grande Guerra. Ma se Colin Firth, il signor Niven, cerca di sopravvivere con educazione e gentilezza in quella cappa pesantissima Olivia Colman è un fantasma macerato dal lutto e solo in rarissimi casi si abbandona ad esplicitare lo strazio con parole e lacrime che le convenzioni sociali vorrebbero nascoste. Solo una volta la signora Niven si abbandona dicendo a Jane una frase di agghiacciante crudeltà ma estremamente significativa di quanto intimamente straziata sia la sua esistenza: “Tu sei fortunata: sei orfana, non hai niente da perdere…”.
Fin dall’inizio il libro di Swift ci presenta i temi principali del romanzo, poi ripresi e approfonditi più avanti nello svolgimento: il passato di Jane, la sua intelligenza e il suo amore per i libri, nato lentamente e più o meno casuale, il rapporto tra i due amanti e il monolite della loro differenza sociale, che li colloca in due mondi apparentemente incompatibili.
Ci sono poi altri aspetti che vengono accennati anche se centrali, come il futuro da scrittrice di Jane, o il tema dei giovani caduti in guerra. La loro presenza è costante in quelle grandi case, perché i ragazzi, come veri e propri fantasmi, non abbandonano mai la mente dei genitori che a loro sono sopravvissuti. In quale altro film si diceva “Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli”? Così gli oggetti appartenuti ai giovani morti, le loro stanze ancora in ordine, come in un sacrario della memoria, sono feticci dolorosi che governano la vita dei sopravvissuti.
Nella riduzione cinematografica la sceneggiatura di Alice Birch, e le scelte di regia della Husson, si attengono con fedeltà (relativa ndr) mantenendo gli espedienti narrativi adottati da Swift. Ma se i fast forward sulla vita successiva di Jane sono presenti e necessari nel testo, nel film risultano monchi delle parti più significative sul lavoro dello scrittore, delle riflessioni sugli autori che Jane (in questo aspetto alter ego di Swift) ha imparato ad amare mentre nel film si limitano ad una forse troppo sbrigativa e fredda illustrazione di quanto succederà alla protagonista dopo aver lasciato il lavoro da cameriera presso i Niven.
C’è poi la descrizione degli ambienti e dei personaggi che ruotano attorno a Jane che, rispettosamente al libro, sono visti e descritti in soggettiva ma che si risolve spesso in una troppo insistita serie di primissimi piani su dettagli e su volti col risultato di appesantire la narrazione in un eccesso calligrafico.