Mondo precario a ritmo di selfie
In sala dal 31 marzo “WAX”, l’esordio di Lorenzo Corvino che sperimenta le tecnologie più recenti e racconta la generazione X, quella dei nati tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ’80, ossia i “sacrificabili”…
Il viaggio “on the road”, la critica sociale e la rivalsa di una generazione di abbandonati a se stessi, la sperimentazione delle tecnologie più avanzate e di quelle accessibili a tutti, un ménage à trois alla Quaron o alla Bertolucci, un’inchiesta giornalistica.
WAX: We Are the X, opera d’esordio di Lorenzo Corvino – prima romanziere poi regista di cortometraggi –, sembra non voler rinunciare proprio a nulla. Dario e Livio (Jacopo Maria Bicocchi e Davide Paganini) sono due colleghi e amici, vengono incaricati di girare uno spot in Francia, dove verranno aiutati da Joelle (Gwendolyn Gouvernec).
È il classico progetto che si aspetta da una vita, quello che può “farti svoltare” e, soprattutto, dare finalmente una dignità ai propri sacrifici e al proprio lavoro. Lo scontro con le “forze del male”, la produzione e le difficoltà di affermarsi nel campo dell’audiovisivo – ma ormai, per la generazione X, in ogni ambito di lavoro – è però duro da vincere.
“Noi siamo la generazione X”, Dario ricorda le magliette che riportavano quello slogan, un motto che ha sempre portato con sé un’accezione negativa, sin dalla definizione che ne diede nel 1964 Jane Deverson parlando della gioventù britannica. Quella generazione, inseguitrice di sogni irrealizzabili, dei nati tra la fine dei ’60 e il 1980 e da qualcuno definiti “sacrificabili”, che negli ultimi anni ha stimolato interesse in diversi cineasti italiani, dal Virzì di Tutta la vita davanti, passando per Generazione 1000 euro e Smetto quando voglio.
Corvino però, alla sua prima esperienza di lungometraggio così come la maggior parte del suo staff, all’attualità del tema e dei personaggi accompagna anche quella del linguaggio tecnologico contemporaneo. Cellulari, GoPro, droni, telecamere di videosorveglianza, tutti i mezzi, dai più raffinati a quelli di uso quotidiano, si mettono a disposizione di regista e attori.
Girando interamente in soggettiva, Corvino si diverte in questo gioco di macchina e smartphone che coinvolge regista, operatore e interpreti che diventano registi di se stessi. Dario infatti decide di filmare il loro viaggio, creare una sorta di testamento digitale. E queste immagini raccolte dai tre amici ci vengono a loro volta mostrate da un inaspettato Rutger Hauer (Blade Runner) nei panni di un avvocato in pensione, che chiede aiuto ad un giornalista (Andrea Sartoretti) per far luce sull’apparente morte dei tre ragazzi.
Tre giovani che provengono da realtà e paesi diversi, ma trovano un comun denominatore in quella precarietà che caratterizza le loro vite lavorative e affettive, come a sottolineare la trasversalità di un fenomeno sociale che non ha confini nazionali né ostacoli linguistici.
In un crossover di generi cinematografici e registri narrativi, trova spazio anche un sensuale triangolo amoroso, che Corvino confessa ispirato da Jules e Jim, The dreamers e Y tu mama tambien, ma che sembra richiamare soprattutto quest’ultimo.
Proprio questa sorta di “bulimia cinematografica” rappresenta però la debolezza di quello che è già stato definito il primo “selfie-movie” della storia. La continua sovrapposizione di immagini riprese da apparecchiature diverse, una voglia di strafare e non lasciar nulla per strada, di inserire quanti più elementi e intuizioni possibili, di cui alcune anche particolarmente brillanti, finiscono per confondere tanto il piano visivo quanto quello narrativo. Quando il troppo fa difetto. E nel finale di una morte apparente, che diventa occasione di rinascita e rivalsa, si conclude in modo eccessivamente semplicistico e superficiale questo viaggio che sembra voler essere soprattutto una riflessione sulla provenienza e sulla destinazione di una generazione di giovani – di cui Corvino si sente forse troppo parte – che vaga da tempo senza indicazioni stradali né punti di riferimento sulla mappa, ma che fatica anche ad offrirsi una valida alternativa.
Il film è in sala dal 31 marzo per Distribuzione indipendente, leggi qui la programmazione
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