La mia patria è il mondo intero, anzi il mio corpo. Torna “Visioni fuori raccordo”

Dal 15 al 19 novembre torna a Roma, “Visioni fuori raccordo”, festival capitolino dedicato al documentario italiano e internazionale, giunto alla X edizione. Una ricca e raffinata selezione “attraversando confini, sostando nei non-luoghi in continua ridefinizione e indagando l’idea di patria comune del genere umano, ossia il corpo”…

Il conflitto mediorientale raccontato attraverso lo zoo palestinese senza giraffe (Waiting for Giraffes di Marco De Stefanis). O l’orrore delle carceri israliane ricostruite da un ex detenuto-regista (Ghost Hunting di Raed Andoni). La resistenza di un uomo, solo, contro gli effetti nefasti della globalizzazione dei grandi eventi (Lepanto- Ultimo Cangaceiro di Enrico Masi). Le implicazioni sociali ed economiche dell’immigrazione, raccontate attraverso la scelta di quei ragazzi dell’Est che in un locale gay di  Vienna organizzano il loro business seducendo gli anziani avventori per mantenere le famiglie rimaste nel paese di origine (Brothers of the Night di di Patric Chiha). E, ancora, “l’invisibile” sistema carcerario americano attraverso le sue impensabili “diramazioni” (The Prison in Twelve Landscapes di Brett Story).

È una selezione di grande impatto e qualità quella che caratterizza anche quest’anno “Visioni fuori raccordo“, il Festival del documentario romano arrivato al traguardo della X edizione “attraversando i confini, perlustrando le pieghe irrisolte, sostando nei non-luoghi in continua ridefinizione”, spiega il direttore artistico Luca Ricciardi.

Un festival che ogni anno propone una selezione della migliore produzione nazionale (curata da Giacomo Ravesi) e internazionale (curata da Fabio Mancini e Laura Romano). In quest’ultima, in particolare spiegano i curatori, si indaga l’idea di “patria comune del genere umano: il corpo”. Un corpo ai limiti delle capacità umane come quello di Jacques Mayol protagonista di Dolphin Man, film sull’incredibile vita dell’apneista francese, che infrangendo le pratiche conosciute ha battuto tutti i record d’immersione dando filo da torcere agli italiani Maiorca e Pellizzari. O ancora il corpo e il suo universo espressivo al centro del documentario di Elvira Lind, Bobbi Jene, celebrazione dell’emozione allo stato puro attraverso la danza. 
”Riconoscere il corpo – concludono Mancini e Romano – attraverso la dimensione narrativa dei documentari proposti, è una scoperta e insieme il tentativo di superamento di differenze, contraddizioni e categorie sociali e politiche”.

“Visioni fuori raccordo”, sostenuto da Regione Lazio – Assessorato alla Cultura e da SIAE si svolge a Roma dal 15 al 19 novembre all’Apollo 11 e al teatro Palladium. Qui il programma.

La giuria è composta dall’attrice Valentina Carnelutti, dal regista Daniele Vicari e dal critico cinematografico Roberto Silvestri.

Il Premio al Miglior documentario è offerto da Aamod – Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico – e consiste in 3 minuti di materiale d’archivio del valore di 4.500 euro. Per i film italiani in concorso è previsto anche il Premio Cinema del Reale: il regista e direttore Paolo Pisanelli dell’omonimo Festival selezionerà un documentario della sezione Concorso Italiano che sarà invitato e premiato alla XV edizione della Festa di Cinema del Reale, in programma il prossimo luglio 2018 a Specchia, nel Salento.

“Visioni Fuori Raccordo” è partner della mostra “CECILIA MANGINI – VISIONI E PASSIONI. Fotografie 1952-1965”.