La ragazza della foresta. Pocahontas sudafricana dalla parte degli alberi (e dei più deboli)

Presentato fuori concorso al TorinoFilmFest 38, “Toorbos” di Rene van Rooyen, dall’omonimo romanzo di Dalene Matthee, scrittrice sudafricana e appassionata narratrice della sua terra. Un dramma ambientalista nel Sudafrica degli anni Trenta, dalla parte di quella comunità multirazziale che viveva libera nella foresta di Knysna e che è stata sradicata dal governo insieme alla stessa foresta …

Dramma ambientalista al femminile nel Sudafrica degli anni Trenta. Seguendo una delle tante storie di abusi sul territorio, sulla fauna e sulla popolazione più debole, di cui Dalene Matthee (13 ottobre 1938 – 20 febbraio 2005) che in quella terra è nata e cresciuta è stata narratrice appassionata attraverso i suoi tanti romanzi (in particolare la quadrilogia sulla foresta), poco conosciuti da noi, ma molto celebri nel mondo anglosassone.

Ed è proprio, Toorbos, scritto a pochi anni dalla sua scomparsa, a fare da spunto all’omonimo film della regista sudafricana Rene van Rooyen, presentato al TorinoFilmfest fuori concorso. Una storia tutta al femminile ambientata nella foresta di Knysna, dove negli anni Trenta appunto, poteva ancora esistere una comunità multirazziale di “uomini del bosco”, in cui bianchi e neri fondevano culture e fedi, fuori da convenzioni sociali, vivendo certamente in estrema povertà, ma anche libertà.

È qui che troviamo la protagonista, Karoliena (Elani Dekker), neanche diciottenne, che vive in miseria (le patate dolci sono l’unico bene) con madre vedova, uno “zio” di passaggio (soprattutto nel letto di sua mamma) e il ricordo di un padre morto, trait d’union con lo spirito più profondo e mistico della foresta.

Come una novella Pocahontas, Karoliena passa le sue giornate tra fango e foglie, ma in perfetta sintonia con la natura. Tutto cambia, però, quando alla porta della sua baracca bussa Johannes (Stiaan Smith), ricco commerciante di città che le chiede di sposarla.

Spinta ad accettare soprattutto da sua madre, Karoliena scoprirà suo malgrado il prezzo da pagare al benessere, ai lussi della città, al conformismo borghese e al moralismo dell’epoca, della Chiesa e della comunità. Mollato in asso il marito all’indomani della prima notte di nozze la ragazza tornerà nella sua foresta, tentando di fare il possibile per aiutare gli abitanti e scongiurare la fine annunciata: la distruzione della flora autoctona e lo sradicamento della popolazione, da inurbare per dignità e perbenismo. Nello stato che pochi anni dopo avrebbe fatto dell’apartheid una delle sue leggi fondative, la “questione dei bianchi poveri” – come nel film dice il prete – era una problema da risolvere. E non solo per filantropia.

Serviranno a poco, dunque gli sforzi di Karoliena per salvare la sua comunità e la sua gente (bianca e nera). Serviranno però a farle ritrovare il marito (redento dopo il trauma della guerra) e la sua spiritualità in sintonia con la natura, accanto a quel grande vecchio albero tanto amato dal padre. Del resto è proprio sotto uno di quei grandi alberi secolari nella foresta di Knysna che riposa la stessa Dalene Matthee.