Lassie torna a casa ancora una volta. La nuova versione (tedesca) del cane più celebre del cinema e della letteratura

In sala dal 10 giugno (per Lucky Red) “Lassie, torna a casa” nuova versione dell’avventura del cane più celebre del cinema e, soprattutto della letteratura. Nato nel ’38 dalla penna dello scrittore inglese naturalizzato negli Stati Uniti, Eric Knight, Lassie ha vissuto per 80 anni attraverso infiniti adattamenti per la tv, il cinema e la radio, tenendo anche a battesimo Liz Taylor bambina. In questa nuova versione di Hanno Olderissen romanticismo e attenzione per l’ambiente sono assicurati anche se la volontà di adattarsi ai gusti e alla sensibilità di oggi fa perdere un po’ di forza alla storia …

Foto: ©2019 TOM TRAMBOW

“Grandi libri fanno grandi film”, il promo alla prima trasposizione cinematografica di Torna a casa, Lassie (1943) con un omaggio all’omonimo libro di Eric Knight recitava così.

Pubblicato come racconto sul Saturday Evening Post nel 1938, ottiene tanta popolarità che lo scrittore inglese naturalizzato negli Stati Uniti ne fa un romanzo, due anni più tardi: venderà nel tempo milioni di copie e sarà tradotto in 26 lingue (è appena uscita una riduzione per i più piccoli, edizioni El, ma si trova ancora l’integrale pubblicato da Giunti, e da I Robin, con un approfondimento proprio sul successo cinematografico).

Durante la lavorazione del primo film una tragedia suscita emozione in tutti gli Stati Uniti e contribuisce a convogliare l’attenzione sull’opera: in un clamoroso incidente aereo nel Suriname perde la vita, insieme ad altre decine di passeggeri, l’autore del libro. Siamo nel 1943, per le famiglie in ansia per i loro ragazzi partiti per la guerra quello di Torna a casa, Lassie è un messaggio irresistibile: se ce l’ha fatta una cane, possono farcela anche loro.

Tra gli attori, interpreta Penelope, una bambina di 10 anni che farà carriera: Liz Taylor. All’epoca però la sua paga è meno della metà di ciò che prende l’istruttore del cane Pal, che terrà la parte fino al ’51.

Da allora i riflettori non si sono più spenti sull’eroica Lassie. Radio show, 26 film (16 televisivi) tra sequel, animazioni e remake, 4 diverse – alcune ventennali – serie tv, centinaia di libri ispirati alla più celebre collie, merchandising, una stella sulla walk of fame di Hollywood, la consacrazione di Variety tra le 100 icone pop.

Niente magia, fantasy, superpoteri, animali parlanti o umanizzati, Lassie, un pastore scozzese dal pelo morbido e lungo, è la regina della normalità, divenuta un’icona perché fa semplicemente il cane. È capace di riempire di emozioni e avventura la quotidianetà.

Dicono che Knight, che aveva una collie a cui era molto affezionato anche mentre scriveva il libro, si sia ispirato per il romanzo agli anni della sua infanzia nello Yorkshire. L’impresa che Lassie compie l’avrete letta decine di volte in qualche trafiletto di giornale: trova la strada per tornare a casa anche se si è persa a centinaia di chilometri di distanza. E ogni volta, che sia sullo schermo o nella realtà, ci fa salire la commozione. È insieme Penelope e Ulisse.

A ottant’anni di distanza la storia dell’invincibile legame tra una cagnolina e un ragazzino torna al cinema. Questa volta la produzione (insieme a Warner bros), gli attori, la regia – di Hanno Olderissen – e l’ambientazione sono tedeschi. Romanticismo e attenzione per l’ambiente sono assicurati. Un cast di qualità: Justus von Dohnányi nella parte del maggiordomo Gherard sostiene la maggior parte dell’aspetto comico, insieme all’arida padrona di casa (Sara Camp), e al ladruncolo che ha il volto di Christoph Letkowsky, talmente goffo da ricordare Gaspare e Orazio della carica dei 101; Jana Pallaske riesce a dare al suo personaggio di girovaga circense una venatura da gentile Punk a bbestia (qualcuno però storcerà il naso a vedere il numero dei cani obbligati a saltare in un cerchio di fuoco); Bella Bading che interpreta Penelope, la parte che fu di Liz Taylor, trasporta il personaggio della bimba viziata ma in gamba ai giorni nostri schiacciando l’occhio a Chiara Ferragni (va forte sui social, e alla fine del film indossa un -falso- giubbino della blogger).

La protagonista resta Lassie, straordinariamente espressiva, brava sia a correre come una diva, che a trascinarsi ferita sulla via del ritorno. Renate Hiltl, allenatrice di cani dell’alta Baviera, ha preparato 3 collie per un anno e mezzo: alla fine l’ha spuntata Bandit, che come ogni vera star ha ben due controfigure: Bailey e Buddy. Ed è, come il protagonista del primo film, un maschio che interpreta una femmina (Lassie in scozzese vuol dire ragazza).

Se Lassie resiste al tempo, il clima cupo dell’anteguerra dev’essere sembrato troppo pesante per un film per famiglie, solo che a furia di adattare tutto ai gusti e alla sensibilità di oggi si perde un po’ di forza. Nel libro ambientato tra Scozia e Yorkshire, il papà di Jeff, minatore disoccupato, era costretto a vendere per disperazione l’amata cagnolina del figlio.

Qui il padre è un esperto mastro vetraio, più preoccupato di mantenere vive le tradizioni locali che di mettere insieme il pranzo con la cena, e Lassie – per allontanare ogni sospetto di crudeltà dal padre del coprotagonista – non viene venduta ma data in affido. Distribuito da Lucky Red in Italia esce il 10 giugno. Sia che ci andiate coi bambini o perché siete cinofili persi, portatevi i fazzoletti.