“Le belle estati” di un liceo artistico. L’allegria degli studenti con Pavese diventa buon cinema
Passato al Torino FilmFest, appena concluso, “Le belle estati” di Mauro Santini. Un bell’esempio di cinema interpretato dalle studentesse e gli studenti di un liceo di Pesaro, alle prese con la lettura di due testi di Cesare Pavese (La bella estate e Il diavolo sulla collina). Due racconti sui turbamenti dell’adolescenza che, a distanza di oltre settant’anni, parlano ancora ai tanti ragazzi che, come i protagonisti delle pagine scritte, passano le notti insonni per non rubare il tempo all’allegria …
“A quei tempi era sempre una festa, bastava uscire di casa e traversare la strada per diventare come matte. E specialmente di notte tutto era così bello e si tornava stanche sperando ancora che qualcosa succedesse… dormire era una stupidaggine rubava tempo a l’allegria”.
Queste, più o meno, le parole che in primavera, nel ’40 dello scorso secolo, il poeta Cesare Pavese metteva in bocca alle protagoniste nel suo primo romanzo breve, La bella estate, che Einaudi nel ’49 ha pubblicato con altri due racconti: il diavolo sulle colline e Tra donne sole.
Sembrano frasi di adolescenti di oggi, in quella fase della vita in cui scoppi di energia, ma anche di insicurezza e dubbi sulle pulsioni del tuo corpo e sul tuo essere al mondo.
Anche se quella gioiosa funzione, non dormire per non rubare il tempo all’allegria, sembra meno presente nelle notti ad altissimo tasso alcolico e non solo dei giovani “sonnambuli” degli anni del primo quarto del secolo 2000.
Diversi o no è abbastanza curioso che nel 2023, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, siano arrivate sugli schermi due, pur molto diverse, opere cinematografiche ispirate da questo libro di Pavese.
La bella estate di Laura Luchetti, film Presentato a Locarno, recensito tra queste pagine da Tobia Cimini, e un documentario appena presentato al Torino Film Festival: Le belli estati stati, girato a Pesaro e dintorni nella Scuola Mengaroni occupata da Cinema & Letteratura.
Diretto, scritto e fotografato da Mario Santini, che ha scritto il soggetto con Rossano Baroncini, il doc, che è interpretato dagli occupati occupanti della scuola, accorpa i due primi racconti dell’edizione del ’49, La bella estate e Il diavolo sulle colline, alternando in successione ritmata l’estate dei turbamenti della più timida sartina Ginia, affascinata dall’amica Amelia, disinibita modella di giovani artisti, di cui invidia l’assenza di vergogna, e l’estate in campagna di tre coetanei amici, ospiti di una casa rosa decorata da rose.
Uno di quei luoghi che qualcuno ha nel sangue, dove le loro giornate sono ritmate dalla gita tra Gaggie e Ontani per raggiungere un corso d’acqua, un ruscello pantano, dove sguazzare nudi insieme nella pozza sotto il sole feroce, come bisce in una terra screpolata, per annerirsi come tronchi. Pensando, come dice qualcuno, che peccare è solamente non capire che si fa.
Quello che fanno e sentono i giovani interpreti di questi racconti e di quanto e come si sono impegnati ad esprimere, sembra che l’abbiano capito molto bene, insieme al piacere di essere coinvolti in un bel progetto artistico.
Nel doc si sente la voce di Roland Barthes e si vede un’immagine di Torino “rubata” al film Le amiche che Michelangelo Antonioni ha tratto da Tra ragazze sole
Il progetto fa parte del Piano Nazionale cinema e immagini per la scuola con partner la Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro.
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