“Maze Runner”, il terzo atto è degli zombie. Sempre di moda
In sala dal primo febbraio (per 20th Century Fox) “Maze Runner: la rivelazione” terzo capitolo della popolare saga young-adult nata dalla penna di James Dashner che, in Italia, pubblicata da Fanucci ha venduto 300.000 copie. Nel cast Dylan O’Brien, Kaya Scodelario, Aidan Gillen, Thomas Brodie-Sangster. La regia è di Wes Bal…
La Terra è sempre un posto pericolosissimo in cui tentare di tirare avanti. La C.A.T.T.I.VO è sempre più spietata e gli Spaccati sono per Thomas, Newt, Frypan e gli altri Immuni, una minaccia mortale.
Si riparte da Minho, prigioniero nell’ Ultima Città, un labirinto controllato dall’organizzazione, e dal tentativo dei protagonisti di liberarlo. Il film paga alcune colpe non sue, come i due precedenti è l’adattamento del romanzo di James Dashner, ma nonostante una certa prevedibilità, le due ore e venti minuti funzionano.
Specie per il ricorso sistematico agli archetipi, di cui si fa largo uso, mettendo in fila il tradimento, la paura, l’amicizia, il sacrificio, la sopravvivenza. L’intuizione che meno appassiona resta quella degli Spaccati, su cui autore e regista, Wes Ball,
avevano già puntato ne La Fuga.
Gli Spaccati sono zombie. Quando nel 1968, George Romero si ritrovò questa definizione -“zombie”-, cucita addosso alle sue creature, quasi per caso, forse non comprese immediatamente la portata delle sua idea: ex uomini mutati da una pandemia, antropofagi e completamente dementi.
Un successo inalterato nel tempo. Gli zombie hanno, nelle diverse riscritture, modificato ulteriormente le proprie caratteristiche, sono divenuti veloci e meno goffi e in alcuni casi hanno anche intrattenuto relazioni con esseri viventi.
Ma per quanto d’attualità, difficile aggiungere altro al proliferare di morti viventi che da 28 giorni dopo a World War Z dilagano senza soluzione di continuità, senza contare gli Estranei, zombie in costume delle lande ghiacciate de Il Trono di spade.
Rimane aperto il caso: come mai hanno tanto successo? Di certo c’è che gli zombie grazie alla loro assenza d’identità sembrano l’emblema della società liquida. Un non individuo per un non luogo. Tant’è, gli eroi hanno a che fare anche con loro – molto spettacolare l’attraversamento del tunnel infestato che neppure a dirlo, rievoca 28 giorni dopo – mentre il nemico giurato è sempre Janson.
Nei vari intrecci della trama si riaffaccia il tormentato amore tra il ribelle Thomas e Terese, la genetista in cerca di una cura definitiva per la quale è disposta a tutto.
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