Nel labirinto di Orhan Pamuk. In mostra immagini e parole dai suoi taccuini

In mostra nel suggestivo Labirinto della Masone a Fontanellato, in provincia di Parma, “Orhan Pamuk. Parole e Immagini”, esposizione multimediale che per la prima volta svela la produzione grafica del premio Nobel per la letteratura turco. Si tratta della sua ricca produzione di immagini, schizzi e appunti di cui è abituato a riempire quotidianamnte i suoi taccuini. Contemporaneamente alla mostra, aperta fino al 17 marzo 2024, l’uscita per Einaudi di “Ricordi di montagne lontane”, con una selezione dei suoi appunti grafici …

“Vorrei scrivere sulla mia felicità di coprire di testo un disegno” scrive Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura 2006. E nella mostra Orhan Pamuk. Parole e Immagini allestita presso il Labirinto della Masone a Fontanellato (PR ) e visitabile dal 18 novembre al 17 marzo 2024,  l’autore per la prima volta rivela un lato di sé inedito: la sua produzione grafica.

“Fra i 7 e i 22 anni ho creduto che sarei stato un pittore. A 22 anni il pittore in me è morto e ho cominciato a scrivere romanzi. Nel 2008 sono entrato in un negozio per uscirne con due sacchetti pieni di matite e pennelli, poi ho cominciato a disegnare su piccoli taccuini, fra il piacere e il timore” prosegue ancora l’autore turco.

Celebre in tutto il mondo per i suoi romanzi dalla forte componente onirica, nonché per le sue prese di posizione contro il regime di Erdogan, nella mostra di Fontanellato scopriamo la sua opera grafica: la sua esigenza di scrivere e disegnare insieme, affollando il limitato spazio dei piccoli taccuini (Moleskine) è la premessa della sua istintiva pratica artistica che fonde letteratura, pensiero e disegno.

La conoscenza di Orhan Pamuk della tecnica del disegno è profonda, così come profondo è il legame con artisti come Anselm Kiefer, Raymond Pettibon, Cy Twombly ai quali in qualche misura si ispira. Le pagine dei taccuini sono piccoli capolavori dove si alternano poesia visiva, atmosfere oniriche e note di viaggio, viste attraverso il mondo interiore dell’autore.

Il tratto e la parola diventano elementi della composizione, nella rappresentazione di un paesaggio o di un sogno. Parole, composizioni di onde, di colori, di suoni, linee e punti: un viaggio nel mondo del romanziere, tra sogno e realtà, memoria e immaginazione.

Elementi, del resto, che hanno sempre accompagnato l’opera di Pamuk romanziere, ma anche quel suo desiderio di esplorare mondi diversi rispetto alla pagina scritta. Il Museo dell’Innocenza, per esempio, che oltre ad essere un romanzo è anche un luogo da visitare. Il personale museo dello scrittore costruito nel cuore di Istambul e diventata una delle mete obbligate del turismo cuturale, dove ritrovare le vite immaginarie dei suoi personaggi, accompagnati dagli oggetti reali del loro quotidiano.

Oppure Words and Stars, progetto artistico firmato inel 2016 per una trilogia, sotto le stelle, che mette insieme letteratura e videoarte. All’interno di un globo celeste e terrestre dagli incerti confini, la scrittura di Pamuk appare e scompare sullo sfondo notturno della città di Istanbul, le cui luci si trasformano in costellazioni, nelle immagini create dall’artista visiva Grazia Toderi.

Da più di dieci anni Pamuk scrive e disegna quotidianamente sui suoi taccuini. Dodici dei quali, scelti proprio dall’autore, sono esposti a Fontanellato: le prime tra queste illustrazioni risalgono al 2009, le ultime sono di quest’anno.

L’esposizione è allestita all’interno di un parco culturale unico nel suo genere: Il Labirinto della Masone, ideato e realizzato da Franco Maria Ricci, che può essere considerato una sintesi di tutte le diverse configurazioni che i labirinti hanno assunto nel corso della storia: “Ho discusso di labirinti tutta la vita, con Italo Calvino, con Roland Barthes, con Borges. […]. Borges rimase ospite a casa mia venti giorni, negli anni Ottanta, e fu allora che iniziai a pensare di costruire un labirinto vero.”, dice Franco Maria Ricci in una intervista a  Il Venerdì di Repubblica nel giugno 2010.

È un luogo multiforme: si estende per sette ettari e comprende un labirinto costituito da bambù di specie diverse (il più grande al mondo di questo genere) e gli edifici che ospitano la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, la sua casa editrice, mostre temporanee, conferenze e concerti. Il percorso espositivo è stato ideato in tre sale.

Nella prima sono esposti i taccuini originali, scelti da Pamuk insieme al curatore Edoardo Pepino, aperti sulle immagini più rappresentative. Il resto delle illustrazioni sarà visibile in versione digitale, così da essere sfogliati sullo schermo. Mentre nella seconda sala è lo stesso scrittore, in un documentario-intervista inedito, a guidare il visitatore attraverso la sua opera, approfondendo e indagando proprio il rapporto tra parola e immagine.

A chiudere la visita e l’arrivo – virtuale – nella casa dello scrittore-artista, suo punto privilegiato di osservazione di Istanbul, la sua città sospesa tra Europa e Asia. Otto schermi accostati e leggermente sovrapposti uno all’altro soo le finestre dell’abitazione, proiettano immagini dei taccuini alternate a immagine fotografiche, in bianco e nero e a colori, in un rimando continuo di sogni e accadimenti.

Memoria e immaginazione, così come nei suoi romanzi, si fondono in un caleidoscopio di sensazioni, ricordi, fantasie. Un po’ come quei tappeti turchi “grandi e pesanti” che Pamuk stesso descrive nei suoi libri che sono disposti nella sala ad accogliere il visitatore.

Contemporaneamente alla mostra, lo scrittore turco pubblica per la prima volta con Einaudi una selezione dei suoi taccuini nel volume Ricordi di montagne lontane (in libreria dal 14 novembre, traduzione di Margherita Botto). Sicuramente un buon viatico per entrare in questo suo nuovo labirinto.