Pasolini racconta Pasolini e la Rai lo nasconde nella notte

Un ricordo del poeta corsaro a quarant’anni dalla sua scomparsa, in onda alle 23.450 il primo novembre su Raiuno….Eppure è una produzione Raiteche che mette insieme preziosi materiali di repertorio in cui è lo stesso artista a raccontarsi…

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Tavola di David Parenti in mostra dal 30 ottobre alla biblioteca Angelica di Roma

Quanto aveva ragione Pasolini quando diceva che la “televisione emana da sè qualcosa di spaventoso. Qualcosa di peggio del terrore che doveva dare, in altri secoli, solo l’idea dei tribunali speciali dell’Inquisizione”.  Così ragione che, a quarant’anni dal suo omicidio, il 2 novembre 1975, quella stessa televisione si dà la briga di celebrarlo, di ricordarlo, produce persino un documentario bello e potente che poi  “oscura” mandandolo in onda a notte inoltrata (le 23.450), il primo novembre su Raiuno.

Stiamo parlando, infatti, di Pasolini. Il corpo e la voce, sorta di autoritratto del poeta corsaro costruito attraverso un magnifico repertorio (restaurato e digitalizzato) fatto di interviste e set dei suoi film, provenienti dalla TecheRai, firmato da Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini (la regia).

Con la voce di Francesco Siciliano che legge brani dai suoi testi a mo’ di raccordo tra le immagini, il documentario mette in scena l’uomo, lo scrittore, l’intellettuale e l’artista profetico e controcorrente che si racconta – ed ecco la voce e il corpo, del titolo – davanti alle telecamere a questo o quel giornalista. C’è anche la celebre intervista di Enzo Biagi, del ’71, in cui Pasolini nega quella totale libertà d’espressione sbandierata, invece, dal giornalista: “No, non posso dire tutto, perché sarei accusato di vilipendio”.

C’è anche il Pasolini privato che racconta del rapporto “drammatico” col padre, “molto diverso da me”. Parla dei suoi rapporti, ben noti, col proletariato e con la classe intellettuale, e dell’estraneità che prova nei confronti di quella “borghesia” che gli è nemica (magistratura e polizia), con processi e censure nei confronti delle sue opere. Soprattutto il cinema.

Di questa sua passione ci dice: “ I primi film da Accattone, al Vangelo secondo Matteo, alla Ricotta e Edipo Re li ho fatti sotto il segno di Gramsci e infatti mi sono illuso di fare opere nazional popolari… ne consegue che pensavo di rivolgermi al popolo… poi c’è stata la trasformazione di questo popolo in qualcos’altro, in quello che i sociologi chiamano massa…A questo punto, in un certo senso, mi sono rifiutato, non programmaticamente, non aprioristicamente… di fare dei prodotti che siano consumabili da questa massa…e quindi ho fatto dei film d’élite, apparentemente antidemocratici, aristocratici. In realtà essendo film prodotti in polemica contro la cultura di massa, che è tirannica…sono un atto, per quanto inutile, di democrazia.” (1970)

Passano, poi, le immagini di Ninetto Davoli e Totò, straordinari interpreti delle incursioni nel comico dello scrittore: Uccellaci e uccellini, La terra vista dalla luna e Che cosa sono le nuvole. E lo vediamo anche seduto in borgata, ad un tavolo, con un Ninetto Davoli ragazzino, raccontarsi ancora: “Io sono stato purtroppo un figlio di papà, un padre ufficiale, la madre maestra sono vissuto fino a quando ero già grande in Italia settentrionale a Bologna poi sono sceso improvvisamente a Roma e ho conosciuto un mondo mai incontrato cioè il mondo del sottoproletariato…”. Di cui sarebbe diventato cantore e difensore appassionato, contro ogni conformismo e censura. Ma questo, del resto, è storia nota.

Pasolini. Il corpo e la voce, è stato scelto dal Comitato del Ministero dei Beni culturali, presieduto da Dacia Maraini, per le celebrazioni del quarantennale della morte del poeta. È stato anche presentato al Festival di Roma, eppure la Rai ha scelto per “lui” una programmazione “semiclandestina”. La tv, evidentemente, non si addice a Pasolini. Neanche da morto.

(Le tavole che illustrano l’articolo sono di David Parenti e fanno parte della mostra, “Pasolini con la forza dello sguardo” che sarà inaugurata il 30 ottobre presso la Biblioteca Angelica di Roma)