Quattro ore di Leone d’oro e l’Italia vince col “diavolo”
Leone d’oro al fluviale “The Woman Who Left”, del filippino Lav Diaz. L’Italia porta a casa il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti col documentario “Liberami” di Federica Di Giacomo, dedicato al mondo degli esorcismi in Sicilia. Venezia 73 chiude con un palmarès a dir poco discutibile, dopo un concorso che ha lasciato sgomenti in molti. Mentre il Festival di Toronto incalza…
Chi l’ha visto? C’è chi ha resistito due ore, chi un’ora e mezza, chi qualcosa di più o chi, magari addormentandosi, ha tirato fino alla fine. Così, consapevoli della “colpa”, si cerca di recuperare chiedendo il riassunto ai colleghi più diligenti, soprattutto quando per le vie del Lido si comincia a diffondere la “notizia” che “The Woman Who Left”, nuova opera fluviale – ben 226 minuti – del premiatissimo Lav Diaz è in odore di Leone.
E così è stato. La giuria capitanata da Sam Mendes ha incoronato con il Leone d’oro il nuovo film dell’autore filippino, acclamato dalla critica internazionale tra i registi più innovativi dei nostri tempi. Uno di quegli autori da Festival che con le sue opere piene di rigore estetico (interminabili piani sequenza, bianco e nero e durata interminabile) fa incetta di premi in giro per il mondo (come già accaduto con Melancholia o A Lullaby to the Sorrowful Mystery) ma poi difficilmente riesce ad arrivare al pubblico. Ma tant’è.
The Woman Who Left, nel più puro Diaz style, è il racconto della vendetta di una donna, finita in galera ingiustamente per trent’anni. Nel mezzo incontriamo la morte di Lady D, quella di Madre Teresa e un’ondata di rapimenti che getta nel terrore le Filippine. Per i nostri lettori aggiungiamo che Lav Diaz per il nuovo film si è ispirato a Tolstoj (Dio vede la verità ma non la rivela subito), “ho letto la storia molto ma molto tempo fa. Oggi ricordo solo la premessa. Ho già dimenticato la trama e i nomi dei protagonisti”.
L’Italia, invece, dopo l’improbabile terzetto di film passati in concorso (Spira Mirabilis, Piuma e Questi giorni) sul quale ancora ci interroghiamo attoniti, resta a bocca asciutta nella corsa al Leone, ma vince per il miglior film in Orizzonti (la sezione collaterale e più di ricerca della Mostra) con Liberami (nella foto), il documentario di Federica Di Giacomo – uscito dalla fucina del Premio Solinas -: un film sul ritorno dell’esorcismo nella Sicilia dei nostri giorni, inquientante viaggio tra giovani “indemoniati” e preti “in lotta” contro il Maligno.
Il palmarès prosegue col Leone d’argento- Gran Premio della giuria all'”elegantissimo” Nocturnal Animals (leggi la recensione) dello stilista Tom Ford, ispirato al romanzo, Tony & Susan, dell’americano Austin Wright (leggi la recensione del libro). Col premio per la miglior regia ex-aequo a Paradise di Andrei Konchalovsky, ennesima incursione in chiave russa nella memoria dell’Olocausto e a La región salvaje del messicano Amat Escalante, diventato il vero culto trash del Festival per via di quel “polipone sporcaccione” che possiede selvaggiamente uomini e donne nel corso di tutto il film.
La Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, poi, incorona Oscar Martinez per l’argentino El ciudadano ilustre della coppia Mariano Cohn e Gastón Duprat. Mentre quella per la miglior interpretazione femminile va alla giovane Emma Stone per l’acclamatissimo musical di Damien Chazelle, La La Land che arriverà in sala per 01.
Il premio per la sceneggiatura va a Noah Oppenheim per Jackie, il nuovo film che il talentuoso Pablo Larraín, ma stavolta meno entusiasmante del solito, ha dedicato a Jacqueline Kennedy. Chiude il palmarès il Premio Speciale della Giuria al dimenticabile The Bad Batch di Ana Lily Amirpour e il Premio Marcello Mastroianni per gli interpreti emergenti alla brava a Paula Beer per Frantz (leggi la recensione) di François Ozon.
Assenti dal palco della premiazione sia Noah Oppenheim che Emma Stone che salutano attraverso un video messaggio scusandosi per l’assenza. Entrambi sono a Toronto, al festival appena cominciato. A Cannes difficilmente accade che i vincitori non si presentino a ritirare il premio. Vorrà dire qualcosa?
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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