Casa con vista sul lutto dell’artista

Benoit Jacquot porta alla Mostra, Fuori concorso, “A Jamais” ispirato a “Body-Art” di Don De Lillo. In una casa sulla costa portoghese un’artista tenta di elaborare il lutto, di un marito scomparso in un incidente. Con Mathieu Amalric e Jean Balibar…

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Un regista famoso (Mathieu Amalric) insieme alla sua compagna (Jean Balibar), che è anche la protagonista di tutte le sue opere, sono in un luogo d’arte per incontrare il pubblico dopo la proiezione del loro film. Lei non vuol rivedersi e, nell’attesa, si allontana. Lui la segue e s’imbatte in uno spazio dove una giovane donna fa una sua lenta performance. Per lui scatta qualcosa: l’opportuna scintilla. Segue lei, non più l’altra. Escono insieme e se ne vanno con la moto di lui, spericolatamente, diretti alla sua casa: una villa potente, moderna e un po’ délabré affacciata sul mare del Portogallo.

Così parte A Jamais il film, tratto da Body-Art, scritto da Don De Lillo nel 2001 (leggi la recensione di Stefano Bocconetti), che il produttore Paulo Branco ha proposto all’amico Benoit Jacquot che, nonostante il non felice esito del Cosmopolis di Cronenberg, ha accettato, pretendendo però tre cose: che il ruolo della giovane protagonista andasse a Julia Roy con il non facile incarico di cucirsi addosso anche la sceneggiatura; che lui fosse Amalric e che la casa, che in effetti in questo film è coprotagonista, fosse un luogo forte.

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È stato esaudito. Hanno trovato una casa disabitata da anni, l’hanno rapidamente rimessa insieme e adeguata alla storia: dunque una villa sul mare destinata a diventare un prolungamento mentale della protagonista. E che infatti da subito manda i suoi segnali misteriosi. Fin dall’inizio felice della loro convivenza sfociata presto in  matrimonio.

Felicità che dura poco: Rey andrà a sfracellarsi contro un camion in moto, lasciando a Laura,  la sua giovane sposa ormai vedova e sola, il terribile compito di sopravvivere al dolore.

Il film racconta in sostanza la sua elaborazione a questo lutto mostruoso. Che nella storia passa attraverso lo sdoppiamento di lei, la sua identificazione in lui, nella fortissima percezione-desiderio della sua presenza in casa, riuscendo sempre a mantenere attenzione e interesse nello spettatore.

Ma è solo trasformando in arte la sua tremenda esperienza che Laure riuscirà a superare in solitaria questa prova.

Non è comunque una storia di fantasmi. O meglio, lo è, come lo sono tutti i film. Perché il cinema è arte quando è capace di rendere più reali del reale i suoi fantasmi.