Tre sorelle, anzi quattro

Nel giorno dell’adrenalinico ritorno di Mad Max e delle favole nere di Matteo Garrone, la Croisette “prende fiato” coi delicati paesaggi giapponesi di “Unimachi Diary” ispirato al celebre manga di Akimi Yoshida…

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Fiori di ciliegio, delicate marine, profumi d’infanzia di giovani fanciulle. Quante sfumature di cinema in poche ore di Cannes! L’edizione numero 68 del Festival appena cominciata sotto il segno dell’adreanalinico e rocchettaro ritorno di Mad Max (fuori concorso) e le favole nere di Matteo Garrone (primo italiano in corsa per la Palma d’oro), all’allarga il suo immaginario fino agli antipodi con il primo film del concorso. Stiamo parlando, infatti, di Unimachi Diary del giapponese Kore-Eda Hirokazu, un ritratto di famiglia al femminile ispirato dal popolare manga di Akimi Yoshida, nota agli appassionati del genere per Babana Fish. L’impianto narrativo è semplice, ma in seguito ricco di sfaccettature emotive: tre sorelle abbandonate dal padre, una quindicina di anni prima, si ritrovano per “obbligo” al suo funerale, in un’altra città dove lui si era rifatto una vita. Qui scoprono di avere una sorellina più piccola, rimasta orfana di madre e cresciuta con quest’uomo egoista e puerile. Cresciute anche loro da sole, dopo che anche la loro mamma se n’era andata di casa, le tre sorelle capiscono subito che quello che le lega alla “nuova” va ben al di là di un legame di sangue.

news_large_umimachi_cutLa più grande delle quattro che ha rinunciato presto alla sua infanzia per fare da mamma alle sorelline decide così di “adottare” anche la nuova arrivata, per trasferirsi tutte insieme nella casa di famiglia. Qui inizia il loro percorso di crescita, in un universo tutto al femminile dove gli uomini sono fantasmi assenti, come quello del padre. Tra nostalgie e tradizione, fiori di ciliegio e attimi di lieve spensiaratezza e spinte di libertà, le quattro interpreti ci accompagnano in questo delicato viaggio esistenziale tra grazia e poesia.