Ritratto di femmina folle con bebè. Con “Die, My Love” Lynne Ramsay si perde sulla via della maternità
Passato in concorso “Die, My Love” dell’acclamata regista scozzese Lynne Ramsay. Un ritratto di maternità sofferente, di depressione post-partum e molto altro sono alla base del libro “Ammazzati amore mio” della scrittrice argentina Ariana Harwicz a cui s’ispira il film. Emozioni e temi che restano sulla carta. Jennifer Lawrence, nei panni della protagonista, offre un ritratto da “femmina folle” convenzionalmente sopra le righe e buono per tutte le occasioni. Al suo fianco il marito sexy Robert Pattinson …
Di madri cattive, diciamo così, quelle col senso materno non in dotazione, ma piuttosto, in casi estremi, capaci si sentimenti d’odio per i propri figli, la regista scozzese Lynne Ramsay se ne intende. Ha fatto scalore e polemiche, infatti, Tilda Swinton nei panni di quella mamma che fin dai primi giorni di vita del suo piccolo non riesce ad entrarci in relazione, né a calmare il suo pianto insistente. Era il 2011, proprio qui a Cannes, dove E adesso parliamo di Kevin consacrò Lynne Ramsay tra le registe più toste e fuori dagli schemi del panorama europeo.
Dietro al film il romanzo Dobbiamo parlare di Kevin (Piemme) della giornalista e scrittrice statunitense Lionel Shriver che, attraverso il rapporto conflittuale madre-figlio, costruisce il climax per arrivare al culmine della storia – e non è spoiler-: la strage scolastica che compie il ragazzo appena adolescente.
Libro più film è la stessa formula con cui ritroviamo al festival la regista scozzese in corsa per la Palma d’oro 2025. È Die, My Love, suo quinto titolo, ispirato al romanzo d’esordio di Ariana Harwicz, classe ’77, di Buenos Aires. Il libro l’ha consacrata al successo internazionele proprio per aver raccontato una maternità fuori da luoghi comuni, dalla retorica e dalle stucchevoli celebrazioni che vogliono mamme naturalmente felici accanto ai loro figli.
Tradotto in Italia da Ponte alle Grazie nel 2021, Ammazzati amore mio, scritto in forma di flusso di coscienza, è un’immersione tra le sensazioni contraddittorie e impreviste con cui una giovane madre si confronta non appena partorisce. Vita vissuta dalla stessa scrittrice all’indomani del suo primo figlio, seguita da una depressione post-partum, dalla quale è riuscita ad uscire proprio grazie alla scrittura.
“Ho passato la mattina ad insultare il bambino – si legge nel libro – Gli ho tirato addosso ogni genere di cattiveria. Ho pronunciato una parolaccia dietro l’altra. La bocca sporca di una madre. Ho imprecato contro di lui, poverino”. Sono pagine dure quelle di Ariana Harwicz. Raccontano stati d’animo inconfessabili. E come può accadere, raccontano quel sentimento di dolore, la sensazione di essere buttate fuori da se stesse, dal proprio corpo, dalla propria identità. Asfissiate e schiacciate in un ruolo prestabilito, nonostante tutto. Quella coppia in cui lei condivideva la sua vitalità, ora va in pezzi. Via via, imprigionata nella vecchia casa di campagna della famiglia di lui, dove appena trasferiti non riesce a trovare pace. In un crescendo di malessere che la isola anche dal vicinato, pronto a darle addosso, ad insultare la “strega”.
Bionda e sexy col volto da Oscar della diva Jennifer Lawrence è Grace, la protagonista del film. Mentre l’altrettanto sexy Robert Pattinson è in quelli di Jackson, il marito. Insieme, quando lei è ancora incinta, li vediamo felici, innamorati, scatenati. Sesso e rock and roll a palla: la colonna sonora è assordante. La natura, la campagna, il paesaggio, il cavallo che corre nella notte sono rifugi. Allo scattare dei sei mesi del bebè, però, tutto cambia.
Anche rispetto al libro, viene da pensare. La complessità della gabbia sociale e psicologica di cui soffre la protagonista di Ariana Harwicz (la depressione post-partum è il nome che le dà la scienza), qui si annacqua in una meccanica sequenza di escandescenze, contro se stessa, attraversando, se possibile, i vetri delle finestre, contro il marito sfuggente ai doveri coniugali, in un ritratto da “femmina folle” convenzionalmente sopra le righe, buono per qualsiasi circostanza. Emozione e partecipazione restano al palo, sommerse da una messa in scena elegante e dai bei volti dei protagonisti.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e dei premi Bookciak, Azione! e Bookciak Legge. Prima per 26 anni a l'Unità.
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