Scelte capitali in famiglia. “Dall’alto di una fredda torre”, un felice esordio che arriva al cinema

In sala dal 13 giugno (per Lucky Red) “Dall’alto di una fredda torre” esordio alla regia di Francesco Frangipane, dallo spettacolo teatrale di Filippo Gili. Come nel gioco “chi butteresti giù dalla torre?” due fratelli si trovano nella drammatica posizione di dover scegliere quale dei due genitori salvare. Il film ha vinto il premio miglior opera prima italiana alla Festa di Roma 2023, assegnato dall’associazione “Amici di Luciano Sovena“, recentemente scomparso …

Immaginate una situazione di questo genere: ai vostri genitori viene diagnosticata una malattia rarissima che però, sfiga vuole, colpisce entrambi. Si potrebbero salvare con un trapianto di midollo osseo espiantato da persone geneticamente compatibili, in questo caso i due figli gemelli eterozigoti, ma uno di loro, colmo del colmo, ha un’anomalia che gli impedisce di donare il proprio midollo. Non ci sono alternative. Dunque, da parte dei figli, si tratta di scegliere quale dei due genitori salvare e quale lasciar morire.

Da questo assunto davvero mefistofelico, che però va a sfruculiare il nostro inconscio collettivo e i più angosciosi ricordi di bambino, prende spunto uno spettacolo teatrale di Filippo Gili diretto da Francesco Frangipane, il quale firma anche la regia dell’omonimo film presentato alla Festa del cinema di Roma, Dall’alto di una fredda torre, con riferimento al giochino citato nella scena iniziale in cui viene posta la fatale domanda: chi butteresti giù dalla torre?

Tutto si svolge nell’arco di pochi giorni in tre ambienti diversi: una sala da pranzo in cui si incontra due volte alla settimana l’armoniosa famiglia (con qualche scheletro nell’armadio) in un crescendo di tensione e mancate rivelazioni; uno studio medico in cui viene emesso il verdetto e si attende la risoluzione finale; e una residenza di campagna nella meravigliosa campagna di Gubbio, dove si consuma il dramma dei due fratelli incapaci di scegliere.

In totale, a parte il cavallo bianco che funge da immagine simbolica, i protagonisti sono sei: Giorgio Colangeli e Anna Bonaiuto che gareggiano in bravura nel rappresentare il ruolo dei genitori, i due figli (Elena e Antonio) interpretati da Vanessa Scalera ed Edoardo Pesce, che ce la mettono tutta per rappresentare il loro dramma interiore, e i due medici che ne attendono la decisione con la giusta freddezza, Elena Radonicich e Massimiliano Benvenuto.

Con la speranza, ma anche con la ragionevole certezza che una situazione del genere difficilmente capita nella vita reale – a meno che il film non intenda rappresentare in modo simbolico le difficoltà delle scelte che si parano davanti alle persone nel corso della loro esistenza –, si esce dal cinema con un groppo in gola e la voglia di darsi alla pazza gioia.