Ossessione femminile in Massachussetts. Tra le ombre di “Eileen” alla Festa
Passato alla Festa di Roma, nella sezione Grand Public – dopo il debutto al Sundance -, “Eileen” thriller psicologico dell’inglese William Oldroyd (già apprezzato regista di Lady Macbeth), con Anne Hathaway e Thomasin McKenzie. Alla base c’è l’omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh (Mondadori) e una storia di osssesione femminile ambientata in un paesotto del Massachussetts tra il solo bar e il carcere riformatorio dove lavora la protagonista …
Bella come il sole. Questo vuol dire il nome celtico Eileen. Ma di solare c’è ben poco in questa storia che Ottessa Moshfegh (papà iraniano e mamma della Croazia) ha raccontato nel 2015 nel suo secondo romanzo, (premio PEN/Hemingway edito in Italia da Mondadori) e che ha anche scritto la sceneggiatura del film diretto dal londinese William Oldroyd (con alle spalle Lady Macbeth) e presentato nella sezione Grand Public del Rome Film Fest.
È nata a Boston la scrittrice, come Louisa May Alcott, ma di quel mondo femminile ottocentesco affettuoso e garbato, anche se con i primi sintomi di ribellione intelligente di Piccole donne, non c’è niente.
Il film si apre dall’interno di un’auto sgangherata parcheggiata davanti al mare in un gelido inverno. Una giovane donna spia dalla nebbia una coppia di amanti in un’altra vettura. Eccitazione solitaria la sua che poi la riporta a casa ad abbeverare un padre poliziotto in pensione alcolizzato.
Siamo negli anni ’60, come racconta molto bene una romantica musica, in un paesotto del Massachussetts con un solo bar e un carcere riformatorio per ragazzi dove la solitaria Eileen lavora come apprendista segretaria assai poco stimata da quattro anni e si divide tra ufficio e accudimento a casa dell’unico pessimo genitore che le è rimasto.
Il sole arriva – in questo ambiente da Arthur Miller non poco deprimente – con la ben curata chioma d’oro di Rebecca (Anne Hathaway), giovane, elegante, ambiziosa psicologa in tacchi a spillo, pronta a sedurre la platea di guardiani e carcerati e a far scoppiare desideri repressi di fuga e vero amore finalmente.
E che ovviamente colpisce al cuore soprattutto Eileen (una perfetta Thomasin McKenzie) che verrà coinvolta nella ricerca strumental- professionale della verità su una truce vicenda di cui è protagonista un giovanotto carcerato.
Storia perciò di ossessione femminile (professionale e d’amore) che forse caratterizza la scrittura di questa autrice quarantenne che, dopo il 2015, pare abbia chiuso ogni contatto con social media e Twitter.
Un’ossessione di meno.
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