“Tenet”: lo sci-fi che parla latino. E Nolan (palindromo) apre la stagione post Covid

Nelle sale italiane dal 26 agosto (per Warner Bros.) il nuovo, attesissimo film di Christopher Nolan “Tenet“, con John David Washington, Robert Pattinson e Elizabeth Debicki. Dalla vera, enigmatica iscrizione latina fatta di palindromi, il regista di “Inception” “Interstellar” porta alle estreme conseguenze il suo gioco con i piani temporali, per un thriller sci-fi dove la spettacolarità è superata solo dalla complessità (o incomprensibilità?) della trama. Comunque, il film “tiene”, e si candida a ripopolare (finalmente) le sale che riaprono…

Pare che i critici americani almeno su una cosa siano concordi: anche volendo si farebbe una gran fatica a spoilerare, cioè a rivelare il finale di Tenet. D’altronde Christopher Nolan ci ha abituato alle sue trame complicate e indeterminate (Inception e Interstellar, tanto per citare due suoi acclamati film). Nel caso di Tenet, a maggior ragione, vale davvero il principio d’indeterminazione di Heisenberg, alla base della rivoluzione della meccanica quantistica, che recita: «nell’ambito della realtà le cui condizioni sono formulate dalla meccanica quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere… è piuttosto rimesso al gioco del caso».

Gioca parecchio Christopher Nolan con il caso e con la fisica (per la sceneggiatura si è fatto aiutare dal fisico Kip Thorne), con l’entropia, con cause ed effetti, passato e futuro, prima e dopo: vale, insomma il principio di inversione, non si viaggia nello spazio ma nel tempo, avanti o indietro non importa. Come in un palindromo, ovvero una parola o frase che letta in senso inverso mantiene immutato il significato; come un palindromo è il titolo T E N E T (leggetelo all’incontario…); come un palindromo è la frase dal significato più misterioso della Storia, una vera iscrizione latina – rinvenuta in siti diversi e lontani, tra cui anche Pompei – che sta alla base di un celebre quadrato magico. Eccola: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS (anche qui, provate a leggere all’incontrario…).

Direte: ma questo coll’adrenalinico e complicatissimo film di Nolan (nelle sale italiane dal 26 agosto, in oltre 600 copie, distribuito da Warner Bros.) che cosa c’entra? C’entra e come, visto che quelle cinque paroline del quadrato magico sono i nomi di personaggi o luoghi in cui si svolge l’azione. Sator (Kenneth Branagh) è il cattivo di turno; Arepo il supercattivo misterioso che dal futuro dirige le danze macabre; Tenet è il marchingegno – oltre che la parolina magica – che scatena i balzi nel tempo; Opera è il Teatro dell’Opera in Ucraina da dove parte il tutto (un esplosivo e annichilente incipit del film); e Rotas è il nome della società (manovrata dai cattivi) che detiene il segreto di Tenet.

Insomma un po’ abbiamo spoilerato – ma sono tutti dettagli che si fa fatica a cogliere e individuare. E dunque fermiamoci e accenniamo alla trama, senza la pretesa – ma neanche la capacità – di rivelare molto di più.

Il Protagonista (si chiama proprio così), interpretato da John David Washington, e Neil (Robert Pattison) sono una coppia di agenti della Cia e devono sventare il tentativo di scatenare la terza e definitiva guerra mondiale. La minaccia viene dal futuro dove hanno ben pensato di distruggere l’umanità invertendo il corso del tempo e impedendo che lo stesso futuro accada. Mediatore di questo «scambio» è il russo Andrei Sator che vuole mettere in scacco il mondo e intanto tiene prigioniera la moglie Kat (l’australiana Elizabeth Debicki, una superfiliforme bellezza – sarà la Principessa Diana nella quarta stagione di The Crown) e le sequestra il figlio.

Protagonista e Spalla, entrati in possesso (ma solo in parte) del marchingegno Tenet saltano di paradosso in paradosso, scampano ad assalti terroristici, agguati, botte e sbarchi di truppe opposte (manco fossimo a Dunkirk), di pallottole sparate e che tornano indietro, di soldati, automobili, aerei, elicotteri che camminano e volano a ritroso. Siamo dalle parti di uno dei più spericolati 007 (inseguimenti in auto e in tir) o da quelle di uno dei più acrobatici Mission: Impossible (su e giù per i grattacieli appesi in bunge jumping); miscelato con una sci-fi un po’ filosofica e un po’ esoterica, tra Inception e Interstellar (case e palazzi che si rovesciano e risaltano sù come in un gioco di caleidoscopi).

Christopher Nolan, insomma, non si risparmia (oltre 200 milioni di dollari, prodotti tramite la Syncopy fondata con la moglie Emma Thomas); non ci risparmia nulla (persino un po’ di significati metaforici sul cinema/tempo che si riavvolge su stesso e prende significato dal montaggio e rimontaggio dello scorrere della pellicola); e pompa adrenalina coadiuvato dalla colonna sonora di Ludwig Goranssön (con qualche eccesso fracassone e frastornante). Degli effetti speciali manco a parlarne, ingigantiti dal superschermo IMAX (ma solo nelle poche sale che ce l’hanno in Italia).

Però alla fine, anche se tutto non è chiaro e la confusione è grande sotto lo schermo, Tenet – per giocare un po’anche noi con le parole – tiene egregiamente i 150 minuti e si fa perdonare la scontata scivolata sentimentale tra il Protagonista e Kat, e qualche dialogo troppo apodittico e sentenzioso. Il compito più arduo, per il film, sarà quello di conquistare gli spettatori che si spera tornino numerosi nelle sale. Un ritorno non scontato a cui il film di Nolan ha coraggiosamente scelto di fare da apripista post-Covid.