Tom Hardy si fa in due e diventa leggenda…

In sala dal 3 marzo “Legend”, dal libro di John Pearson, la vera storia dei gemelli Kray, padroni dell’East End di Londra negli anni ’50 e ’60, con un grandissimo Tom Hardy nei panni di entrambi. Il ganster movie che si regge unicamente sulle spalle dell’attore britannico, che ha chiuso la Festa di Roma…

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Reginald Kray è uomo ricco e di successo. È proprietario di alcuni club nell’East London dove è nato e cresciuto, ama i soldi e la bella vita, le donne e la criminalità. Ronald Kray soffre di schizofrenia paranoide, vive in una baracca fuori città dove ospita i suoi amanti. È omosessuale, ma tiene a specificare che è “attivo, non passivo, non sono un frocio”.

Gli uomini sono la sua ossessione su cui riversa il bisogno di dominio, che siano amanti o avversari delle bande rivali. Reggie e Ron sono i gemelli Kray, che nella Swinning London hanno scalato il potere della città fino a diventarne i padroni. Entrambi sono interpretati da uno straordinario Tom Hardy, e sono i protagonisti di Legend, il nuovo film di Brian Helgeland, presentato nell’ultimo giorno di Festa romana e tratto dal libro The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins, scritto nel 1972 da John Pearson.

download-4Helgeland, sceneggiatore da Oscar per L.A. Confidential e regista di blockbuster  (Il destino di un cavaliere, La setta dei dannati), torna dietro alla macchina da presa con il più classico dei gangster movie, tratto dalla vera storia dei due gemelli criminali che negli anni ’50 e ’60 terrorizzarono e conquistarono l’East End di Londra tra violenza, corruzione e intrighi col potere.

Una storia che poggia sui canoni classici del genere, dall’ascesa attraverso il controllo di clubs e gioco d’azzardo – in collaborazione con la mafia americana che voleva trasformare Londra nella Las Vegas europea – fino all’inevitabile e troppo prevedibile declino, passando per l’amore di Reggie con una giovane studentessa del college e il rapporto problematico con il fratello psicopatico. Uno manager del crimine, l’altro amante della violenza nella sua forma più scenografica, Tom Hardy presta il volto a entrambi con un’interpretazione camaleontica che è la vera forza dell’intero film.

Legend si regge fin troppo, infatti, sulle larghe spalle dell’attore britannico, uno dei più promettenti della sue generazione – è anche il cattivo di  The Revenant di Iñárritu – eccezionale nello sdoppiarsi tra il razionale Reggie e l’esaltato Ron, giocando sullo sguardo e arrivando a far dimenticare a volte di trovarci di fronte alla stessa persona.

Insomma, un grande attore accompagnato da un buon cast, con richiami alla violenza del primo Guy Ritchie e i “bravi ragazzi” di Scorsese, Legend avrebbe avuto le carte in regola per aggiungere un buon tassello alla vastissima collezione di gangster movie, ma finisce col perdere di mordente nell’evoluzione troppo classica e semplicistica della storia. Hengeland resta intrappolato tra la storia d’amore di Reggie e Frances (Emily Browning) e quella dell’amore fraterno e conflittuale con Ron, il cui aggravarsi della malattia mentale conduce ad un inevitabile epilogo che non risparmierà nessuno. Alla fine il regista americano non sceglie di approfondire né l’una né l’altra dinamica, resta sui binari della parabola discendente e il film perde di intensità e imprevedibilità. Un peccato.